ב"ה

Lezione del Giorno: Hayom Yom

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Dalle sichòt di mio padre:

Il peccato dei figli di Aharòn fu "che avevano presentato un'offerta (lett. anche: si erano avvicinati) alla presenza dell'Eterno ed erano morti".

Si trattò di ratzò (una tendenza ad elevarsi spiritualmente per unirsi al Creatore, in cui il corpo e la vita mondana sono avvertiti solo come un impedimento) senza shov, ritorno.

La verità è che, quando ci si presenta davanti a D.o, bisogna essere puliti e puri e (la vicinanza) deve concretizzarsi con le azioni di fatto.

Quello che è ai livelli più elevati discende nelle più basse profondità, e ratzò senza shov significa morte.

Più avanti D.o comanda a Moshè (Vaikrà 16, 2) di parlare ad Aharòn.

Le lettere del nome Aharòn sono quelle della parola nirè, "visibile", che nei termini delle facoltà dell'anima, si riferisce all'intelletto.

Moshè deve dire ad Aharòn che, per entrare nel Sacro (nell'area sacra), persino "all'interno della cortina", ovvero nello stato anteriore allo tzimzùm (contrazione, che cela l'infinitezza Divina), egli deve sapere che:

sull'Arca (haAròn, le stesse lettere di nirè, l'intelletto) vi è il kapòret, una copertura, un'intenzione interiore di nascondere, espressa dalle parole: "il volto del (o "l'aspetto interiore del") kapòret."

Per questa ragione uno "non deve morire", egli non deve, cioè, fermarsi al ratzò, alla sola entrata, poiché ".Io apparirò in una nube sul kapòret"; lo scopo interiore del primo tzimzùm è la rivelazione.

La parola che introduce tutto ciò è veàl, "egli non dovrà (entrare)".

Questa espressione di negazione indica il totale annullamento di sé, il bitul, facendo ciò che la Chassidùt richiede, e non quello che l'intelletto suggerisce.

Allora "egli entrerà nel sacro".

Compilato e organizzato dal Rebbe di Lubavitch, Rabbi Menachem Mendel Schneerson nel 5703 (1943) dai discorsi e dalle lettere del sesto Rebbe di Chabad Rabbi Yosef Yitzchak Schneersohn.

שבת כז אדר שני, פרשת החדש (תש"ג)
מברכים ר"ח ניסן. אמירת כל התהלים בהשכמה. יום התוועדות.
הפטורה: כה אמר - עולת תמיד.
שיעורים: חומש: שמיני, שביעי עם פירש"י.
תהלים: קכ-קלד.
תניא: פרק לט. ומפני - '104' מצוה עצמה.

משיחת אאמו"ר [אדוני אבי מורי ורבי]: חטא בני אהרן הי' בקרבתם לפני ה' וימותו, רצוא בלי שוב. דער אמת איז אז מ'קומט לפני ה' דארף זיין תטהרו, ריין און קלאהר, עס מוז זיך דערהערען אין מעשה בפועל, כל הגבוה גבוה ביותר יורד למטה מטה ביותר, ורצוא בלי שוב, היא מיתה. ועל זה בא ציווי ה' אל משה (ויקרא טז ב) שיאמר לאהרן, אותיות נראה, ובכחות הנפש הוא השכלה, לאמר, בשביל לבוא אל הקדש גם מבית לפרוכת שהוא לפני הצמצום, דארף מען וויסען אז על הארן, אותיות נראה, השכלה, איז פאראן א כפורת, א כוונה פון א פארשטעל, וואס דאס איז דער פני הכפורת, אשר על כן ולא ימות, זאל מען ניט בלייבען באם רצוא אליין, כי בענן אראה על הכפורת, דער צמצום הראשון איז כוונתו הגילוי, און דער מבוא צו דעם איז דער ואל, ביטול עצמי, טאן וואס חסידות הייסט, ניט דאס וואס דער שכל זאגט, דאן איז יבוא אל הקדש.