"E non profanerai il Mio nome santo."—Levitico 22:32.
Siamo istruiti a non profanare il Nome di D-o. Questo precetto può essere applicato in tre modi:
a) Martirio: Se un governo oppressivo sale al potere e ha la scopo di sradicare l’ebraismo e la Torà, siamo comandati a sacrificare le nostre vite piuttosto che deviare dalla legge ebraica. Siamo anche obbligati a permetterci di essere uccisi in qualsiasi frangente, piuttosto che trasgredire i peccati cardinali, l’idolatria, l’assassinio e alcuni rapporti sessuali proibiti (come l’adulterio, l’incesto e l’omossessualità).
b) Peccati di Ripicca: Colui che trasgredisce un precetto Divino non per piacere o per un beneficio qualunque bensì per mostrare indifferenza alla parola di D-o, mostra disprezzo per la Sua volontà e desacra il Nome di D-o.
c) Un comportamento consono a uno studioso di Torà: Una persona nota per la sua devozione non può fare nulla di inappropriato, anche se non si tratta di un divieto vero e proprio. Un rabbino del Talmùd disse che se egli prenderebbe carne dal macellaio sul conto, senza pagare immediatamente, sarebbe una profanazione del Nome di D-o. Quando uno studioso di Torà si comporta in modo esemplare, ciò fa si che il Nome di D-o venga santificato, e vice versa.