Tuttavia "la natura Divina non è simile a quella di una creatura di carne e sangue.1 Quando un uomo proferisce una parola, il fiato emesso nel parlare è qualche cosa che può essere colto coi sensi e percepito come una cosa separata, che si differenzia dalla propria sorgente, ossia dalle dieci facoltà dell'anima stessa.
Ma se si tratta del Santo, benedetto Egli sia, la Sua parola non è, il Cielo ci guardi, separata dalla Sua benedetta Essenza, poichè non c'è nulla fuori di Lui e non c'è luogo in cui Egli manchi. Perciò la Sua benedetta parola non è simile alla nostra parola, D-o ci guardi; (allo stesso modo come il Suo pensiero non è simile al nostro pensiero, come sta scritto: "Poichè i Miei pensieri non sono simili ai vostri pensieri”2 e: " ... tanto sono più alte le Mie vie dalle vostre vie"3, ecc.). La Sua benedetta parola è chiamata "parola" solo per fare un paragone antropomorfico: come nell'uomo quaggiù la parola rivela a chi lo ascolta ciò che è celato e nascosto nei suoi pensieri, così succede nel Cielo per il benedetto En Sof, [in quanto] la luce e la forza vitale che Egli emana - e che passano dallo stato occulto allo stato di rivelazione quando Egli crea i mondi e dà loro sostegno - vengono chiamate "parola". Tali sono, invero, le dieci espressioni di volontà, con le quali fu creato il mondo;"4 e cosi pure il resto della Torà, dei Profeti e degli Agiografi, che fu rivelato ai profeti nelle loro visioni.
Tuttavia, la Sua cosi detta parola ed il Suo così detto pensiero fanno con Lui un tutto in un'unione assoluta, come, ad esempio, la parola ed il pensiero di una persona fìnchè sono ancora in potentia nella sua mente e nel suo intelletto oppure un desiderio ed un'aspirazione che dimorano nel cuore e non sono ancora saliti dal cuore al cervello, dove, con la riflessione, vengono poi trasformati nelle così dette "lettere"5 infatti in quel momento, le "lettere" del pensiero della parola, che derivano da quel bisogno e da quel desiderio, si trovano ancora in potentia nel cuore e sono completamente fuse con ciò che le origina, ossia col pensiero e la comprensione dell'intelletto e con l'aspirazione ed il desiderio del cuore.
פרק כא
וְהִנֵּה, מִדַּת הַקָּדוֹשׁ־בָּרוּךְ־הוּא שֶׁלֹּא כְּמִדַּת בָּשָׂר וָדָם;
שֶׁהָאָדָם, כְּשֶׁמְּדַבֵּר דִּבּוּר, הֲרֵי הֶבֶל הַדִּבּוּר שֶׁבְּפִיו הוּא מוּרְגָּשׁ וְנִרְאֶה דָּבָר בִּפְנֵי עַצְמוֹ מוּבְדָּל מִשָּׁרְשׁוֹ, שֶׁהֵן עֶשֶׂר בְּחִינוֹת הַנֶּפֶשׁ עַצְמָהּ.
אֲבָל הַקָּדוֹשׁ־בָּרוּךְ־הוּא אֵין דִּבּוּרוֹ מוּבְדָּל מִמֶּנּוּ יִתְבָּרֵךְ חַס וְשָׁלוֹם, כִּי אֵין דָּבָר חוּץ מִמֶּנּוּ, וְלֵית אֲתַר פָּנוּי מִינֵּיהּ,
וְלָכֵן, אֵין דִּבּוּרוֹ יִתְבָּרֵךְ כְּדִבּוּרֵינוּ חַס וְשָׁלוֹם [כְּמוֹ שֶׁאֵין מַחֲשַׁבְתּוֹ כְּמַחֲשַׁבְתֵּינוּ, כְּדִכְתִיב: "כִּי לֹא מַחְשְׁבוֹתַי מַחְשְׁבוֹתֵיכֶם", וּכְתִיב: "כֵּן גָּבְהוּ דְרָכַי מִדַּרְכֵיכֶם וְגוֹ'"].
וְלֹא נִקְרָא דִּבּוּרוֹ יִתְבָּרֵךְ בְּשֵׁם "דִּבּוּר", רַק עַל דֶּרֶךְ מָשָׁל; כְּמוֹ שֶׁדִּבּוּר הַתַּחְתּוֹן שֶׁבָּאָדָם הוּא מְגַלֶּה לַשּׁוֹמְעִים מַה שֶּׁהָיָה צָפוּן וְנֶעְלָם בְּמַחֲשַׁבְתּוֹ,
כָּךְ לְמַעְלָה – בְּאֵין־סוֹף בָּרוּךְ־הוּא, יְצִיאַת הָאוֹר וְהַחַיּוּת מִמֶּנּוּ יִתְבָּרֵךְ – מֵהַהֶעְלֵם אֶל הַגִּילּוּי לִבְרוֹא עוֹלָמוֹת וּלְהַחֲיוֹתָם, נִקְרֵאת בְּשֵׁם "דִּבּוּר".
וְהֵן הֵן עֲשָׂרָה מַאֲמָרוֹת שֶׁבָּהֶן נִבְרָא הָעוֹלָם,
וְכֵן שְׁאָר כָּל הַתּוֹרָה נְבִיאִים וּכְתוּבִים שֶׁהִשִּׂיגוּ הַנְּבִיאִים בְּמַרְאֵה נְבוּאָתָם.