Se poi gli si presentano immagini lascive o altri pensieri estranei duranteil servizio di D-o, o lostudio della Torà e la preghiera devota, non bisogna che l'uomo permetta al suo cuore di soffermarsi su di loro, ma egli deve immediatamente distogliere la sua mente da loro.
Né egli deve essere così stolto da tentare di sublimare le middòt dei pensieri estranei: È risaputo che queste cose riguardano solo gli tzaddiqìm, i cui pensieri estranei non derivano daloro stessi ma da altri. Ma chi e preso da [pensieriestranei] suoi propri, derivanti dalle tendenzemalvage che stanno nella parte sinistradel suo cuore, come potrebbe sublimarli, seegli stesso è legato giù in basso?
Ciò non pertanto, l'uomo non deve sentirsi abbattuto nel suo cuore, e provare un’avviliente tristezza [proprio] durante il servizio di D-o, che deve essere compiuto con grande allegrezza.
Al contrario, egli ne deve trarre nuove energie ed intensificare al massimo il suo sforzo di concentrarsi nella preghiera con sempre maggiore allegrezza e gioia; e si deve rendere conto che i pensieri estranei che si insinuano in lui, provengono dalla qelipà nella parte sinistra, la quale, nel caso del benonì, muove guerra alla sua anima divina. Si sa infatti come si comportano coloro che combattono o fanno la lotta: quando uno sta per prendere il sopravvento, anche l'altro si sforza di prevalere, usando le energie di cui dispone. Così, quando l’anima divina si afferma e chiama a raccolta tutte le sue forze per la preghiera, allora anche la kelipà fa il massimo sforzo per opporsi e cerca di confonderla e di farla cadere usando a tale scopo uno di quei pensieri estranei che sono sua prerogativa.
פרק כח
וַאֲפִילוּ אִם נוֹפְלִים לוֹ הִרְהוּרֵי תַּאֲווֹת וּשְׁאָר מַחֲשָׁבוֹת זָרוֹת בִּשְׁעַת הָעֲבוֹדָה בַּתּוֹרָה אוֹ בִּתְפִלָּה בְּכַוָּונָה,
אַל יָשִׁית לֵב אֲלֵיהֶן, אֶלָּא יַסִּיחַ דַּעְתּוֹ מֵהֶן כְּרֶגַע.
וְגַם, אַל יְהִי שׁוֹטֶה לַעֲסוֹק בְּהַעֲלָאַת הַמִּדּוֹת שֶׁל הַמַּחֲשָׁבָה זָרָה,
כַּנּוֹדָע,
כִּי לֹא נֶאֶמְרוּ דְּבָרִים הָהֵם אֶלָּא לְצַדִּיקִים,
שֶׁאֵין נוֹפְלִים לָהֶם מַחֲשָׁבוֹת זָרוֹת שֶׁלָּהֶם כִּי אִם מִשֶּׁל אֲחֵרִים.
אֲבָל מִי שֶׁנּוֹפֵל לוֹ מִשֶּׁלּוֹ, מִבְּחִינַת הָרָע שֶׁבְּלִבּוֹ בֶּחָלָל הַשְּׂמָאלִי,
אֵיךְ יַעֲלֵהוּ לְמַעְלָה, וְהוּא עַצְמוֹ מְקוּשָּׁר לְמַטָּה:
אַךְ אַף־עַל־פִּי־כֵן, אַל יִפּוֹל לִבּוֹ בְּקִרְבּוֹ לִהְיוֹת מִזֶּה עָצֵב נִבְזֶה בִּשְׁעַת הָעֲבוֹדָה, שֶׁצָּרִיךְ לִהְיוֹת בְּשִׂמְחָה רַבָּה,
אֶלָּא אַדְּרַבָּה, יִתְחַזֵּק יוֹתֵר וְיוֹסִיף אוֹמֶץ בְּכָל כֹּחוֹ בְּכַוָּונַת הַתְּפִלָּה בְּחֶדְוָה וְשִׂמְחָה יְתֵירָה,
בְּשׂוּמוֹ אֶל לִבּוֹ, כִּי נְפִילַת הַמַּחֲשָׁבָה זָרָה הִיא מֵהַקְּלִיפָּה שֶׁבֶּחָלָל הַשְּׂמָאלִי, הָעוֹשָׂה מִלְחָמָה בְּבֵינוֹנִי עִם נֶפֶשׁ אֱלֹהִית שֶׁבּוֹ.
וְנוֹדָע דֶּרֶךְ הַנִּלְחָמִים וְכֵן הַנֶּאֱבָקִים יַחַד,
כְּשֶׁאֶחָד מִתְגַּבֵּר, אֲזַי הַשֵּׁנִי מִתְאַמֵּץ לְהִתְגַּבֵּר גַּם כֵּן בְּכָל מַאֲמַצֵּי כֹּחוֹ.
וְלָכֵן, כְּשֶׁנֶּפֶשׁ הָאֱלֹהִית מִתְאַמֶּצֶת וּמִתְגַּבֶּרֶת לְהִתְפַּלֵּל,
אֲזַי גַּם הַקְּלִיפָּה מִתְגַּבֶּרֶת כְּנֶגְדָּהּ, לְבַלְבְּלָהּ וּלְהַפִּילָהּ בְּמַחֲשָׁבָה זָרָה שֶׁלָּהּ.