Tutto è pronto per il grande momento. L’incommensurabile dono di D-o per il popolo ebraico sta per passare dalle sfere celesti a quelle terrene. Il valore di questo regalo è però così inestimabile, la sua preziosità è così a l d i s o p r a dell’immaginabile, che la sua trasmissione richiede l’intervento di un garante.

“Nominate un garante che mi assicuri che custodirete questo dono e ne farete l’utilizzo richiesto”, dice D-o al Suo popolo prima di dare la Torà.

“Nessun problema”, rispondono gli ebrei. “Discendiamo dai Giusti della terra, Avraham, Itzchak e Yaakov. Essi garantiranno per noi”.

D-o non accetta la proposta. “I nostri profeti e saggi garantiranno per noi”. Neanche questa Gli sembra una buona offerta. “Non ci rimane che una scelta. I nostri figli. Essi saranno i nostri garanti”. D-o accetta e la Torà diventa parte integrante dell’esistenza del popolo ebraico.

Perché i bambini come unica forma di garanzia valida per D-o? Non erano forse abbastanza meritevoli i nostri padri? O i santi profeti? Quale Creatore del mondo D-o conosce il Suo creato alla perfezione. E sa che gli unici in grado di farci davvero fare i conti con la nostra coscienza sono i nostri figli. Sono loro che ci colgono nelle nostre incoerenze ea differenza degli adulti che si fanno scrupoli nello sbatterci in faccia la verità, non temono di farcele notare. Sono sempre loro che con le loro domande imbarazzanti ci costringono a pensare bene la riposta dentro di noi prima di proferire parole che potrebbero cambiare il loro destino.

È la domanda dei nostri figli “cosa significa che sono ebreo?” che ci impone di riflettere sulla nostra identità e di ammettere, dopo lunghi ragionamenti, che, a ben vedere, l’unica cosa che distingue un ebreo da un non ebreo, è il fatto di essere portatore e trasmittente di quell’antico, immutato e eterno dono che D-o regalò nel deserto del Sinai più di tremila anni fa, la Torà. Risposta che ci impone un comportamento conseguente. Che ci richiede di insegnargli cosa significa vivere la Torà e non solo il significato della parola. Che ci obbliga, pena la nostra cedibilità, a mandarli in scuole dove i nostri valori vengono condivisi, non derisi. Che ci fa sognare di poter rispondere, un giorno, a queste stesse domande poste dai nostri nipoti. Ebrei.

D-o sapeva tutto questo. E ha dato ai nostri figli il potere di ricordarci ogni giorno la nostra enorme responsabilità in qualità di genitori dei garanti della sopravvivenza, presente e futura, del popolo ebraico.

Gheula Canarutto Nemni