Perché si celebra Purìm con grande quantità di vino ? Perché tanta euforia? La legge ebraica stipula che tutte le feste devono essere allegre ma Purìm, da questo punto di vista, si colloca fuori da ogni punto di paragone. È un dovere per ogni ebreo di bere fino «a non potere distinguere la differenza fra le parole "maledetto sia Haman" e "benedetto sia Mordechai"».

Perche? La regina Vashtì fu ripudiata durante il banchetto organizzato dal consorte, re Assuero, durante il quale vino venne servito a profusione. Estèr fu accolta al palazzo reale con una serie di celebrazioni dove, ancora una volta, il vino colava in abbondanza; ella organizzò la caduta di Haman con due cene segnate dalla presenza della medesima bevanda.

Queste le ragioni prettamente storiche. Tuttavia, a Purìm bisogna cercare di capire la liberazione divina con profondità, ovvero, capire che nei momenti di difficoltà non si deve lasciarsi inabissare da patemi d’animo, bensì rivolgersi ad Hashem, porre fiducia nelle Sue mani, senza dimenticare di fare del proprio meglio per risolvere i problemi.

Affidarsi a Lui aiuta a evitare le angosce quando ci si trova intoppati nello stretto spazio che intercorre fra i poli "maledetto sia Hamman" e "benedetto sia Mordechai"». La convivialità che regna intorno al tavolo di Purìm invita a tendere una mano al prossimo e a perdonare.

Il Vino: Simbolo di Verità

Il vino, oltre ad essere una bevanda sacra è anche simbolo di unità e di verità. Come mai il popolo ebraico, assimilato e ben introdotto nell’alta società persiana al punto di obbedire, senza tentennamenti, all’ordine di inchinarsi davanti ad Haman, decise di reiterare l’impegno preso nei confronti di D-o?

Gli ebrei stettero dalla parte di Mordechai, scelsero Hashem rinunciando a posizioni sociali duramente acquisite fino a mettere a rischio la propria vita. Giunto il momento di scegliere fra il patto stretto con D-o e le loro nuove e fragili relazioni umane, essi rinnovarono spontaneamente la promessa fatta al Sig-re. Non lo fecero per amore o venerazione, erano ormai irreverenti; non lo fecero perché saggi o pii, erano ormai assimilati. Allora, come si spiega la loro scelta?

Il legame che unisce il popolo ebraico al Creatore è infinito, eterno e soprattutto irrazionale. Quando si presenta un ostacolo, egli rafforza questo legame trascendentale che incarna l’aspetto mistico del rito di libazione tanto importante a Purìm. La ragione del suo atteggiamento non è emotiva e tantomeno intellettuale poiché essa è percettibile solo dall’anima.

Quando il vino sfoca il pensiero e diminuisce le capacità mentali, l’israelita, nonostante il suo stato di ebrietà, rimane fedele alla sua tradizione e alle sue leggi. Egli beve per evocare le feste del passato; per creare amicizie e sormontare livori e gelosie; per enfatizzare la m racolosa salvezza che scaccia le angosce e le difficoltà del momento. Infine, egli beve vino per vivere con intensità l’immensa felicità che illumina l’unione fra D-o e il Suo popolo.

(Likkutè Sichòt)