Domanda: Mi potresti spiegare com’è possibile che Ya’acòv abbia studiato la Torà nelle tende di Shem e Ever se la Torà è stata data da Moshè secoli dopo? Inoltre, com’è possibile che Ya’acòv studiasse la Torà nella quale egli è pure protagonista? Nessun rabbino è ancora riuscito a darmi una risposta soddisfacente.
Risposta: La tua domanda è discussa sia nel Talmùd che nel Midrash. Non solo Avrahàm, Yitzchàk e Ya’acòv ma perfino Noach ed Adam conoscevano la Torà. Infatti, riguardo a Noach è scritto chiaramente nella Torà che il Sign-re gli disse di portare nella sua arca “dell’animale che è ritualmente puro (tahòr), sette, sette”. Apparentemente, egli era tenuto a conoscere il fatto che i maiali non sono ritualemtne puri mentre le mucche lo sono.
Che cos’era allora la Torà prima che ci venisse data? La Torà è la saggezza di D-o, sia nel senso di come Egli considera Se Stesso, sia nel senso di come Egli ci considera e come Egli consideri il Suo mondo. Essa contiene la saggezza con la quale Egli crea il mondo e continua a dirigerlo. È simile a un progetto tecnico che un regista potrebbe scrivere prima di sviluppare un video gioco o un altro congegno. Ebbene, la Torà include tutto ciò e anche molto di più. Ogni grande personalità menzionata prima è stata capace di comprendere un po’ di questa saggezza, arrivando così a conoscere i segreti più reconditi dell’universo.
Moshè era speciale in molti aspetti, primo fra tutti spicca il fatto che egli ha potuto vedere la Torà intera, con una visione perfetta e cristallina. In secondo luogo, lui è stato autorizzato a portare questa Torà all’intero popolo ebraico in modo tale che ogni persona ricevesse l’intera Torà, ognuno al suo livello per tutte le generazioni future. In terzo luogo, al monte Sinai la Torà non era più meramente una saggezza, ma un comando. Fino ad allora spettava all’individuo scegliere se osservarla o meno ma, da quel momento in poi, ogni adulto ebreo è diventato responsabile di osservare l’intera Torà.
Tornando quindi alla tua domanda: tutto ciò significa forse che tutti questi individui illuminati hanno visto le loro vite già delineate davanti a loro? Ad esempio, Ya’acòv ha forse visto la storia di Yosef e di come è stato gettato nel pozzo e venduto come schiavo dai suoi fratelli?
È possibile che Yitzchàk abbia visto che Esav avrebbe tentato di uccidere Ya’acòv?
Il Shelà, RavYeshaya Horowitz, parla di questo nel classico Shnei Luchot Habrit e propone la seguente risposta, basata sulle parole di Nachmanide, Rabbi Moshè figlio di Nachmàn.
La Torà così come esiste nei livelli spirituali può essere applicata in diversi modi. Dopotutto, la Torà non è soltanto la conoscenza e la saggezza di D-o ma anche la Sua volontà. Come questo desiderio si attualizzi in questo mondo terreno dipende da molti fattori. Se, ad esempio, il popolo ebraico non avesse tollerato la venerazione di un vitello d’oro quaranta giorni dopo aver ricevuto i Dieci Comandamenti, il Tabernacolo non sarebbe più stato necessario. Infatti, ognuno di noi sarebbe stato il tempio perfetto per la Shechinà, la Presenza Divina, e la Divinità sarebbe risieduta sulla terra in un modo molto semplice. Portando un altro esempio, se le spie fossero tornate dal loro viaggio esplorativo in terra di Canaan e avessero discusso le questioni che avevano con Moshé permettendo dopo a lui di dare il resoconto del viaggio, saremmo tutti entrati nella terra con a capoMoshé, e l’era Messianica sarebbe iniziata allora, con Moshè stesso come redentore.
Ma il popolo ebraico scelse un modo diverso per convogliare la Volontà Divina. E così funziona in ogni situazione dove ci viene data la libera scelta. Nel momento della scelta scegliamo anche come la Volontà Divina viene convogliata nel nostro mondo.
Quindi, ciò che Adam, Noach, Avrahàm e gli altri conosevano, contemplavano e studiavano era la Volontà e la Saggezza Divina. La sapevano, la insegnavano e vivevano le loro vite secondo gli insegnamenti imparati. Ciò che essi non sapevano, e che invece a Moshé era noto, era come questa Volontà e Saggezza Divina si sarebbero attualizzate a livello materiale, perché non era ancora accaduto.
Rav Horowitz non scrive ciò, ma da quello che lui e molti altri hanno scritto sembrerebbe che la massima applicazione della Torà è proprio quell che abbiamo qui nel nostro mondo. In altre parole, le cose sono esattamente come Egli le ha programmate, anche se tutto si è realizzato in questo modo con la nostra libera scelta.
La Torà ultima è la Torà che Moshè scrisse durante i quarant’anni nel deserto (vedi nota), ed è essa la realizzazzione attuale della Torà in questo mondo. Questa Torà è diversa da quella conosciuta dai nostri patriarchi, poiché questa Torà è successa. Ed è questa la Torà che è collegata all’essenza della saggezza di D-o che è unita a Lui.
Come insegnano i maestri della Kabbalà: “il più elevato trova il massimo modo di esprimersi nel più basso”.
Rav Tzvi Freeman per gentile concessione di Chabad.org
Nota: Il Talmùd Ghitìn 60a riporta due opinioni al riguardo; secondo la prima Moshè scrisse la Torà a mano a mano che gli eventi sono accaduti per poi cucire tutti i rotoli insieme alla fine dei quarant'anni, mentre secondo la seconda opinione egli ha scritto l'intera Torà alla fine dei quarant'anni e tutta in una volta.
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