La Kabbalà insegna che D-o creò il mondo poiché Egli desiderò una dimora nei mondi inferiori (nitavà lo Hakadosh Baruch Hu dirà betachtonim). Egli creò gli esseri umani, divisi per sessi in uomo e donna per portare il suo desiderio a buon fine. Sia l’uomo che la donna hanno un ruolo preciso da svolgere, consono alla loro essenza, senza il quale la Dimora Divina non sarebbe completa. Mi piace la metafora della costruzione di una casa vera e propria, alla quale innumerevoli persone prendono parte, ed ognuno, dall’architetto al falegname al elettricista sono cruciali alla buona riuscita della costruzione della casa, se mancasse uno, la casa non sarebbe completa. Il mondo non è una casa completa senza il contributo degli uomini e delle donne. Tornando un attimo alla metafora, tutte le tubature ed i vari fili che rendono la casa una cosa che funziona e che vive a modo suo, non si vedono, sono nascoste all’occhio umano, eppure senza queste la casa non sarebbe vivibile. Così è nella vita reale.

L’uomo si vede, si sente, va alla conquista, e alla riscossa, mentre la donna è meno appariscente, riservata, quasi silenziosa ma non per questo meno importante. Questo microcosmo si ripropone anche nell’andamento dell’universo e si riflette nel modo che identifichiamo il ruole maschile e femminile nelle mitzvòt. Il ruolo maschile, derivante dall’aspetto maschile del Creatore, si concentra più sulle azioni e sul ruolo pubblico, mentre quello femminile, che proviene dalla Shechinà, la presenza Divina, l’aspetto femminile del Sign-re, è un ruolo interno, meno visibile ma al quanto presente proprio come la Shechinà che si trova ovunque ma non si vede. È importante tener presente che questi sono due aspetti di un’unica essenza inscindibile proprio come la forza del pensiero e la forza di esprimere tale pensiero sono entrambi prodotti di una mente sola.

Mentre un uomo ha bisogno dell’azione pubblica della aliyà, la salita al Sefer per essere elevato, la donna non ne ha bisogno perché essa è spiritualmente più elevata e non ha bisogno di ‘salire’, di essere innalzata, poiché è innatamente in un posto superiore. Idem per la milà, la kippà ed i tzitzìt, la donna non ha bisogno di un ricordo tangibile che D-o è sovrano su di lei – ce l’ha nel suo DNA.

Quando D-o creò il mondo, come viene riportato in Genesi 1, Egli mise ogni cosa a suo posto e vi diede una funzione ed un ruolo particolari. Il sole illumina, gli uccelli volano, l’uomo conquista e discute – la donna nutre e parla. La Torà scritta e quella orale sono entrambe Torà, entrambe la parola Divina. Entrambe lavorano in tandem per creare l’ebraismo che conosciamo – l’Ebraismo che si adatta ad ogni situazione senza essere cambiata, l’ebraismo che si rinnova pur rimanendo costante ed eterno. È un equilibrio del celeste e del terreno, soltanto che il secondo aspetto della Torà, il femminile emerge lentamente, con il passare del tempo fino all’epoca Messianica, quando la Torà che Mashiach insegnerà, non una Torà nuova, ma un insegnamento in una nuova dimensione – quella femminile – sarà divulgata. È scritto nel midrash: “La Torà che studiamo ora, è hevel (vuoto) paragonato alla Torà di Mashiach”.

Ciò la dice lunga sul ruolo della donna nell’Ebraismo.

L’ebraismo mette la donna su un piedistallo, e contemporaneamente le da spazio e la incoraggia a crescere fisicamente e spiritualmente. Le scuole e le yeshivòt che ho frequentato mi hanno permesso di conoscere me stessa, di focalizzarmi sulla mia spiritualità pur dandomi lo spazio di trovare il mio posto nel mondo materiale. Ricordo con gioia i momenti di contemplazione ed introspezione prima della Tefillà ogni mattina, ricordo la sensazione di avvicinamento a me stessa ed a D-o. Ora sono una mamma giovane di bambini piccoli grazie a D-o, non ho molto tempo per meditare e pregare, non solo perché sono presa tra pannolini, pappe e raffreddori, ma perché insieme a mio marito dirigo un centro ebraico, do lezioni e consulenze a chi ha bisogno di aiuto morale e/o spirituale, dirigo un gruppo giovanile e collaboro con un sito internet internazionale dove in passato ho svolto mansioni di editrice e produttrice.

Nessuno mi obbliga a vivere in questo modo. Se è vero che sono nata in una famiglia Chabad-Lubavitch e che sono stata allevata con forti valori ebraici, sono cresciuta a Roma, immersa in un mondo non religioso, con gli occhi aperti al mondo esterno e ben conscia di ciò che avviene ‘là fuori’. Eppure ho scelto di vivere la mia vita e di crescere i miei figli in questo stesso modo, perché trovo che esso rappresenta il giusto equilibrio per tutto.

Questa è la donna Ebrea. Una persona che sa da dove viene, sa dove sta andando, è sicura di se e sa qual’è la sua missione nella vita. Viviamo in un’epoca dove il bianco e nero sono molto sfocati, i ruoli maschili e femminile un tempo divisi nettamente non sono più così, si stanno lentamente accavallando.

È bello e giusto che l’uomo e la donna si incontrino, che la donna non è più rilegata in casa, ma che lavora e sviluppa i suoi potenziali; che l’uomo è più partecipe nell’andamento della casa e nella crescita dei figli. Tuttavia, è importante ricordare che l’uomo è l’uomo, con le sue qualità e la donna è la donna, nulla può cambiare questo fatto.

Per nulla al mondo rinuncerei al potere di Chava – la Madre della Vita, di dar vita a un essere umano, di portare una nuova neshamà in questo mondo. Questo potere mi rende ancora più vicina a D-o al Creatore di tutto e di tutti – pensate! Io, piccola Chani, giovane donna Ebrea ho il potere di creare una nuova vita, di nutrirla e crescerla! Non scambierei questo potenziale per nulla al mondo.

Scrisse il Re Solomone: “Una donna di valore è la corona del marito”, spiegano i maestri chassidici: arriverà il momento quando il femminile sorpasserà il maschile in questo mondo, come una corona che viene messasopra al capo.

Per millenni il mondo è andato avanti con la tirannia, il dominio, la forza bruta – tutti aspetti prettamente maschili; ora le correnti si stanno lentamente ed inesorabilmente puntando verso la saggezza del dialogo, verso la dolce persuasione femminile, verso il mondo a venire, l’Olam Habbà – il mondo di Mashiach.

Chani Hazan Benjaminson