"E Hashèm parlò a Moshé e Aharon in questi termini: “Questo è un decreto (Chok) della Torà. Se una persona muore in una tenda, coloro che vi entrano, come tutti gli oggetti in essa contenuti, diventano impuri per sette giorni [...]. Le persone contaminate dovranno prendere le ceneri della mucca rossa”. (Numeri 19:1-2, 14-17).
Il comandemento riguardante la mucca rossa fornisce precise disposizioni riguardanti la purificazione di una persona affetta da impurità spirituale causata dal contatto con un defunto. Questo precetto è spesso citato come il simbolo di un decreto imposto da Hashèm senza spiegazioni e che l’intelletto umano è incapace di afferrare (chok). Il re Shlomo, a cui il Sign-re donò un’acutissima intelligenza, disse in proposito: “Ho capito tutte le mitzvòt della Torà ma quella della mucca rossa mi è rimasta incomprensibile”.
È vero che il raziocinio non è in grado di capire questo comandamento, ma è utile ricordare che esso non è l’unico precetto ad essere avvolto da tanto mistero. La mitzvà della mucca rossa fa parte della categoria di mitzvot denominate chukìm (decreti). Qual è dunque la sua particolarità e l’enigmatico orrore che provoca?
“Moshé impallidì”
Il Midrash riferisce che Moshé fu l’unico essere umano ad essere edotto sulla spiegazione della mucca rossa, tanto da rimanerne sconvolto! Come cita il Midràsh: “E Moshé impallidì”, perchè accettare queste spiegazioni era al di sopra delle sue facoltà umane. Moshé chiese ad Hashèm: ”Sign-re dell’Universo, è questa davvero una purificazione?” Hashèm rispose: ”Moshé, si tratta di un Chok, una legge che ho decretato Io e nessuna creatura può capire fino in fondo i Miei decreti.”
Il mistero della morte
Un’anima che si separa dal corpo è in sé un’idea inesplicabile. Ma non si tratta di razionalità. Siamo tutti consapevoli del carattere effimero di ciò che è materiale, ma in fondo non accettiamo questa inevitabile realtà: il nostro cuore respinge il concetto della morte sebbene a volte l’intelletto lo percepisca. Moshé impallidì udendo le leggi inerenti alla morte. La sua mente le comprese ma non il suo cuore. Non riusciva ad ammettere l’idea che le sofferenze provocate dalla morte potessero essere alleviate.
Il messaggio divino dimostra che molte regole oltrepassano le facoltà mentali. Pertanto, è necessario convincerci del fatto che per poterle applicare è necessaria un’assoluta sottomissione, poiché si tratta di leggi emanate da un’autorità assoluta. Queste leggi sono inconfutabilmente irrazionali ma solo esse hanno il potere di curarci. Solo la forza di un decreto divino assolutamente inconcepibile può lenire il dolore della morte anch’essa inconcepibile. Il decreto è rigido quanto lo è la morte.
Le leggi riguardanti il lutto
Oggi non disponiamo delle ceneri della mucca rossa, ma rimangono i riti e le leggi che riguardano il lutto. La Torà prima porta l’uomo a piangere la persona scomparsa e poi a limitare il modo in cui manifesta il dolore.
Il concetto stesso di “leggi sul lutto” è incoerente e ci sconcerta. È davvero necessario comandare ad un essere umano di rattristarsi e di portare il lutto per la scomparsa di una persona cara? Dev’essere proprio precisato? Per giunta, gli si impone in seguito di ridurre l’intensità del cordoglio e ad un certo punto addirittura di cessarlo. Com’è possibile?
Eppure la Torà spiega proprio che il lutto deve avere le sue fasi: le ore che separano il decesso dalla sepoltura, i comandamenti riguardanti i tre giorni che seguono la sepoltura, poi i sette giorni, i trenta giorni ed infine gli undici mesi alla fine dei quali finisce il lutto. Ognuna di queste fasi rappresenta le tappe del lutto che si alleggerisce gradualmente. Come Moshé, qualora la nostra mente potesse accettare queste regole, il cuore non ce lo permette. Tuttavia, il Sign-re ci chiede di rispettare le tappe transitorie del dolore. A tal fine, Egli non ci abbandona ma ci assiste, dandoci la potente forza di un decreto divino per affrontarle. Solo in questo modo si può dominare il cuore e sublimare la negatività della morte.
Il messaggio di questa Parashà
Dobbiamo auspicarci che tali sublimazioni non siano più necessarie e che l’Onnipotente ritiri lo spirito d’impurità dalla terra per l’eternità com’è scritto: “La morte cesserà in eterno; che Hashèm cancelli le lacrime da ogni viso e che coloro che risiedono tra la polvere si alzino e si rallegrino”.
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