Per quarant’anni il popolo Ebraico si mosse nel deserto senza soffrire alcuna carenza alimentare o scomodità. Ogni giorno dal cielo cadeva la Manna che soddisfaceva le esigenze nutrizionali di ogni persona a seconda del suo appetito. C’era abbastanza da bere per tutti grazie alla Rocca miracolosa che si muoveva assieme agli Ebrei e dalla quale sgorgava acqua fresca. Inoltre, l’accampamento degli Ebrei era circondato da sei lati dalle Nuvole di Gloria, che garantivano la protezione materiale dalle insidie del deserto.

Subito dopo la morte di Miriam, sorella di Mosè, la Rocca smise improvvisamente di fornire acqua e il popolo non aveva più da bere. Il commentatore Rashì deduce che il “pozzo” miracoloso dava acqua per merito di Miriam ed è questa la ragione per cui i nostri Maestri lo chiamano “il pozzo di Miriam”.

Allo stesso modo, le Nuvole di Gloria scomparvero alla morte di Aronne (fratello di Mosè e Miriam), e i Maestri concludono che esse proteggevano il popolo per merito di Aronne. Anche la Manna scendeva per merito di Mosè e scomparve dopo la sua morte. Dopo la morte di Miriam il pozzo riapparve per merito di Mosè, com’è precisato nella parashà di Chukàt. La Torà però non fornisce nessuna prova sulla ricomparsa delle Nuvole dopo la morte di Aronne. Inoltre, gli Ebrei si lamentarono non poco dell’improvvisa mancanza d’acqua ma non è fatto alcun cenno a proteste del popolo dopo la scomparsa delle Nuvole. Perché gli Ebrei non furono turbati dalla perdita della loro fonte di protezione e agio?


Perchè non si lamentarono?

Una risposta possibile: dopo la morte di Aronne gli Ebrei non avevano più bisogno della protezione delle Nuvole. Esse proteggevano il popolo Ebraico dai potenti raggi di sole; mantenevano i loro abiti puliti, freschi e sempre della giusta misura; li conducevano nel deserto indicando la strada voluta da D-o; assicuravano pellegrinaggi agevoli appiattendo i monti, sollevando le valli e uccidendo serpenti e scorpioni. Quando morì Aronne il popolo stava concludendo i suoi pellegrinaggi nel deserto e quindi alcune “protezioni” potevano non avere più ragion d’essere.

È possibile che dopo la morte di Aronne, avvenuta il primo di Av, l’aria fosse fresca e il popolo non avesse più bisogno della ventilazione di cui beneficiava attraverso le Nuvole. Inoltre, avvicinandosi ai territori abitati, gli Ebrei potevano acquistare abiti dagli accampamenti che li circondavano. Non avevano più bisogno di essere guidati poiché si trovavano in una regione in cui gli itinerari erano tracciati e, infine, i serpenti e gli scorpioni erano meno minacciosi. Resta quindi la domanda iniziale: perché nella Torà non è menzionata in maniera chiara la riapparizione delle Nuvole e perché la loro scomparsa non provocò alcuna protesta da parte del popolo?

Un’osservazione minuziosa del commento di Rashì rivela una piccola incoerenza. In alcuni casi egli si riferisce alla “Nuvole di Gloria” e in altri cita semplicemente le “Nuvole”. Anche nel Midrash si parla a volte di “Nuvole di Gloria” e altre di “Nuvole”. Ne possiamo allora dedurre che c’erano due tipi di Nuvole. Quelle che nella terminologia di Rashì corrispondono alle “Nuvole di Gloria” avevano l’unico scopo di mostrare la gloria del popolo Ebraico; la loro presenza testimoniava la statura del popolo Ebraico e il suo status particolare agli occhi di D-o. Altre Nuvole, più ordinarie (le “Nuvole”), provvedevano alla sopravvivenza degli Ebrei nel deserto. Tutte le volte che Rashì fa riferimento alla funzione delle Nuvole, usa il solo termine “Nuvole”.
Dopo la morte di Aronne, le Nuvole della Gloria scomparvero e non riapparvero più, mentre le Nuvole da cui dipendeva la sopravvivenza degli Ebrei restarono con loro durante l’intera permanenza nel deserto.

Perché però le “Nuvole di Gloria” non tornarono per merito di Mosé come accadde al Pozzo di Miriam?

Ruoli Diversi

Per rispondere è necessario distinguere i diversi ruoli. Aronne e Miriam erano i modelli e i capi amati dal popolo. Erano delle persone così straordinarie che D-o concesse al popolo dei favori speciali in loro onore. Mosè invece era il “pastore fedele” del popolo. Si occupava delle sue necessità e poco importava ai suoi occhi a chi andava accreditato il merito della Manna o del Pozzo; si trattava della sopravvivenza del suo popolo ed era suo compito assicurare che il popolo potessse beneficiare di essi. Egli voleva essere sicuro che dopo la sua morte ci si sarebbe occupati del popolo. E infatti, anche dopo la morte di Mosè al popolo non mancarono né cibo né agi. Le Nuvole di Gloria però non erano essenziali alla sopravvivenza e per questo non era necessario che Mosè si assicurasse che sarebbero tornate.

In ogni generazione il popolo Ebraico fu benedetto attraverso leaders che mostrarono devozione assoluta e costante come Mosè. Anche dopo la loro morte “il pastore non abbandonò il suo gregge” e la loro influenza e assistenza continuò a farsi sentire. Un esempio lampante di “pastore fedele” della nostra generazione è dato dal Rebbe di Lubavitch precedente, Rabbi Yosef Yitzchak Schneersohn. Egli diede prova di estremo spirito di sacrificio per mantenere vivo l’Ebraismo dell’Unione Sovietica durante i tormenti del regime comunista. Mostrò un immenso eroismo e impedì che fosse spezzata la catena dell’Ebraismo. Ai nostri tempi, alcune generazioni dopo, raccogliamo i frutti dei suoi sforzi poiché l’Ebraismo in Russia ha conosciuto uno sviluppo inimmaginabile.

Il Rebbe ci ha elargito ciò che ha realizzato e continua a guidarci, ad implorare ed esortare ciascuno di noi a portare a il suo ruolo a compimento. Nessun’altra nostra esigenza è così pressante come quella del Mashiach e il nostro Pastore Fedele non lascerà questa necessità insoddisfatta.

Di Haya Shochat