"Shemà Yisrael Ado-nai Eloh-énu Ado-nai Echàd."
Questa verso è tratto dalla Parashà di questa settimana, nella quale Moshé continua ad istruire e preparare il popolo d'Israele ricordando loro anche gli eventi che li hanno portato al punto di trovarsi, al culmine dei quarant'anni nel deserto, sulla soglia di Eretz Israel.
Sono molti i commenti su questo versetto e la sua importanza. Cerchiamo di esplorarne alcuni:
1) "Shemà Yisrael" significa "ascolta Israele". Moshe invita il popolo ad ascoltare, ad approfondire, a prendere atto. Il contenuto del versetto non è solamente un invito generico al popolo ma diventa un'esperienza personale. Quando l'ebreo recita lo Shemà due volte al giorno è come se parlasse a se stesso. Chiamandosi con il nome del popolo "Yisrael" la persona dice a se: Ascolta Yisrael: D-o è nostro ed è unico.
2) Nella Torà scritta (nel Sefer) vi sono tre dimensioni di lettere. Quelle medie, le più comuni, le lettere grandi e quelle più piccole. Vi è sempre un significato e un motivo per la presenza di una lettera straordinaria.
Nel nostro versetto ne troviamo due. La 'Ayin ע della parola Shemà, e la dalet ד della parola echàd. Queste due lettere messe insieme formano la parola 'Ed, che significa testimone.
Il significato è doppio. Da una parte, leggere lo Shemà è una forma di testimonianza della presenza e l'unicità di D-o. Dall'altra, l'ebreo stesso, la sua esistenza, è un miracolo che testimonia la grandezza di D-o. Il profeta Isaia, infatti, profetizza dicendo “Voi siete i Miei testimoni...” (Isaia 43, 10).
Quando ci si chiede "qual è la prova della Sua esistenza?", basta guardare il Suo popolo; nonostante molti abbiano cercato di annientarlo, rimane ancora in esistenza.
3) Le stesse due lettere poste nell'ordine contrario, formano la parola Dà - "sappi". Questo potrebbe alludere alla mitzvà di approfondire la conoscenza del Creatore (Devarìm 4:39, vedi anche Cronache I 28:9).
Il significato è che a parte l'obbligo di credere in D-o, il concetto della fede nell'ebraismo, siamo anche portati a studiarLo, dalle fonti giuste, e quindi di "conoscerLo" anche se in modo definitivo la cosa non è possibile.
La differenza tra la sola fede e quella accompagnata dallo studio approfondito si esprime anche nel nostro comportamento.
Il Talmud parla del ladro che prima di andare a "lavorare" prega ad Hashem e gli chiede aiuto. Che paradosso! Se non avesse la fede non pregherebbe, ma se ce l'avesse realmente non commetterebbe furti!
In realtà la fede ce l'ha, ma questa rimane "in sospeso" in un vuoto tra l'anima e la persona, non sempre, quindi, si esprime nelle azioni.
Solo quando accompagnata dallo studio, la conoscenza, la fede fiorisce e produce frutti deliziosi.
Parliamone