Il giorno 18 del mese di elul ricorre l’anniversario della nascita del fondatore del chassidismo e del movimento Chabad Lubavitch: rabbi Israel Ba’al Shem Tov e rabbi Shneur Zalman di Liadi.
Non sorprenderà, dunque, che i chassidim attribuiscano un’importanza speciale a tale data.
Il numero 18 ha un significato particolare che lo ha reso molto popolare. Infatti le lettere ebraiche che lo compongono formano la parola chai, vivo, vivente.
È entrato quindi nell’uso designare questo giorno come chai elul, e così lo si chiama tuttora; esso viene considerato il giorno che dà vita e significato ad elul e la cui vivida luce si diffonde su tutto il mese.
Rabbi Shneur Zalman di Liadi è conosciuto come l’Alter Rebbe, ovvero il Rebbe anziano in yiddish.
L’Alter Rebbe abitava con il figlio maggiore, sposato, rabbi Dov Ber, che poi gli succedette alla guida del movimento. Il giovane era noto per la sua straordinaria capacità di concentrazione.
Una volta, quando rabbi Dov Ber era immerso nello studio, il suo bimbo che dormiva accanto a lui nella culla, cadde e si mise a piangere.
Il padre del piccolo non udì il suo pianto, ma il nonno, che nella sua stanza al piano superiore era anch’egli immerso nello studio, udito il pianto interruppe le sue letture e scese al piano inferiore. Sollevò il nipote che si acquietò tra le sue braccia e quindi lo rimise nella culla.
E il padre del bambino non si accorse di nulla.
L’Alter Rebbe rivolse poi a suo figlio il seguente ammonimento: "Non dobbiamo mai rimanere insensibili al pianto di un bambino, nemmeno quando ci dedichiamo completamente alla più nobile delle occupazioni".
Questo episodio illustra uno dei principi basilari del movimento Chabad e di tutto l’ebraismo: dobbiamo sempre ascoltare i nostri bambini ebrei che invocano soccorso.
Il “bambino” può essere un ebreo non ancora adulto, uno scolaro o una scolara caduti dalla “culla” dell’educazione ebraica fedele alla Torà. Oppure può essere un adulto, secondo la sua età, ma un “bambino” per quanto riguarda la sua vita ebraica: quanto alla sua conoscenza e alle sue esperienze della religione ebraica, del suo retaggio e delle sue tradizioni. Le anime di questi “bambini” chiamano disperatamente aiuto, perché vivono in un vuoto spirituale, di cui sono consci, in alcuni casi, mentre il più delle volte lo sentono solo a livello di percezione.
Ogni ebreo, anche quando dedica tutto se stesso ad una grande causa, deve udire le loro invocazioni, poiché più importante di tutto è riportare questi “bambini” ebrei alla loro culla ebraica.
(Saggio basato su una lettera del Rebbe di Lubavitch; tratto da Il Pensiero della Settimana a cura del rabbino Shmuel Rodal).
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