“Fortunato chi vedrà il suo sguardo almeno in sogno”
Troveremo come ogni anno, a Pesah, sulla tavola del Seder la coppa di Eliahu HaNavì, di Elia profeta, e ogni bambino attenderà che il grande uomo venga davvero a bere il vino a lui destinato dal bellissimo bicchierre d'argento o di cristallo che le famiglie religiose mettono da parte per questa occasione.
Io vorrei ora parlare, lasciando da parte gli epistemi teologici della figura di questo profeta, immagine semantica nell'escatologia messianica, di quello che egli rappresenta nella tradizione chassidica e soprattutto nella vita di ogni giorno dell'Ebreo. Elia il Tishbì quindi, come ebreo d'eccezione, come ebreo esemplare, perché come ci dicono i libri dei Ketuvim, solo sulle sue spalle si ressero per lungo tempo il peso e la responsabilità della monolatria d'Israele, quando un re sanguinario, Achab, e la sua sciagurata moglie Iezebel, appoggiavano e mantenevano con tutti gli onori della corte una schiera di profeti di Baal, coribanti di un culto perverso, importato probabilmente dalla Fenicia, al quale anche troppa simpatia avevano dimostrato molti dei re discendenti di Salomone. Elia contro tutti. Elia che nella sua fede ferrea chiede di essere sottoposto, solo contro una falange di sacerdotì di Baal a un drammatico Giudizio di D-o. Irriducibile la fiducia sua nel D-o unico, e altrettanto ostinato l'accanimento di lezebel che pur di fronte all'evidenza, come un tempo il faraone, incrudelisce contro di lui e ne ordina la morte. Moshe nostro maestro ci consegnò la Torà, ma Elia la difese in mezzo alle difficoltà e ai pericoli, “solo e perseguitato contro un re potente chiuso nel suo palazzo d'avorio”, contro il quale egli nel deserto, osa alzare la testa “Sei tu discordia d'Israele?” chiede Achab. “Sei tu la discordia d'Israele” risponde Elia.
Non è a caso che si comincia la settimana, quando lo Shabbat si chiude, invocando il profeta Elia.
Egli diventa così parte della nostra vita conscia e inconscia: “Fortunato chi può incontrarlo almeno in sogno” dice la Tefillà. Ma l'incontro con Elia è per il mistico, possibile anche nella vita reale. Elia è in mezzo a noi per ricordarci i doveri della fede con la sua presenza.
Può presentarsi sotto le spoglie d'un pellegrino, di un mendicante, a volte anche di un goy; è l'eterno viandante che ogni ebreo può incontrare e che forse anche incontra ma non sempre riconosce. Un amico mi raccontò di aver visto per caso in strada un noto personaggio dell'ambiente chassidico milanese. Fu colpito dalla sua barba fluentissima, dall'aspetto imponente. “In quel momento ero sicuro di aver incontrato Elia”. Cominciò a parlare con lui e cominciò così anche la sua teshuvà. Per un attimo forse, lo spirito del grande Tishbì era entrato in quel maestoso chassid per aiutare il nostro giovane perplesso. Ma non sempre l'aspetto del personaggio sotto le cui spoglie Efia si nasconde è così ieratico.
Rabbi Israele Baal Shem Tov, Rabbi Schneur Zalman di Liadi incontrarono spesso il Tishbì e prontamente lo riconobbero, segnalandolo poi ai loro discepoli che invece non l'avevano riconosciuto. Ed allora vorrei raccontarvi due episodi che appunto riguardano Elia e la festa di Pesach.
Una donna poverissima, povera a un punto tale che non osa mandare al tempio i suoi figli coperti di stracci, fa in allegria i suoi miseri preparativi per Pesach, che si limitano nel suo caso, più che altro alle pulizie. La vicina ricchissima, fa anche lei i preparativi in una casa sontuosa e ben fornita. Ed ecco un viandante si presenta alla porta della povera e sollecita un invito per il Seder, se, naturalmente non disturba. La povera donna è felice e si guarda bene dal mostrare imbarazzo “Ne saremo lieti, tutto è pronto, ho già pronta una magnifica cena”. “E che sia così”, dice il viandante, “ma non sarà un carico eccessivo?” “No”, dice la donna, “ho già fatto le pulizie, gli argenti luccicano, la dispensa è piena di roba”. “E così sia”, dice ancora l'uomo, “ma non sarà troppa spesa? “ insiste, e la buona donna per non imbarazzare l'ospite: “Un ospite in più non è nulla, ringraziando D-o, non ci manca niente”, “Che così sia”, dice l'ospite e riprende la strada.
La povera donna torna in casa e prodigio, le stanze luccicano, la tavola risplende di cristalli e di argenteria, la cucina trabocca di cose buone, gli armadi sono pieni di bei vestiti, sul comodino c'è persino un gruzzolo di denaro. La prima cosa che fa è realizzare il suo vecchio sogno, veste i bambini come principi e li manda al Tempio.
I ricchi vicini stupiti non credono ai loro occhi, e la signora chiede informazioni all'ex povera, che tutta contenta non si fa pregare e racconta la storia.
L'ospite fatato l'ha fatta in un batter d'occhio ricca per un felice Pesach. Ed ecco un viandante malvestìto bussare alla porta dell'altra. “Mi invitate per il Seder?” “ Non ho nulla di pronto” risponde quella pensando di far bene a fingersi povera, “ Ho tutte le pulizie da fare e sono stanca da morire”. “Che così sia”, dice l'uomo, “Ma siete così povera?”. “Poverissima, la casa è misera, non ho soldi, non ho da mangiare”. “ Che sia così”, dice ancora il pellegrino e scompare. Ed ecco la casa è diventata davvero come nel racconto dell'invidiosa, scomparsi cibi e provviste, i vestiti sono laceri e strappati, cristalli, argenterie e gioielli sono spariti. Il Profeta Elia ha apprezzato l'ingenua bugia della povera fatta a fin di bene e ha punito la malafede della ricca. E ancora un hassid così povero da pensare a vendere la coppa d'argento di Elia per provvedere al Seder, vede nella sinagoga del paese uno spaesato forestiero e prontamente lo invita. Poi siccome la coppa proprio non la vuol vendere cerca tutti i sistemi possibili per procurare alla famiglia e all'ospite una cena discreta, almeno latte e patate. Ma potrò fare il Seder col latte?, chiede al rabbino, senza dire però che non ha soldi per il vino. Finché va nel bosco per tagliare un po' di legna e dopo incidenti vari, trova un tesoro nascosto. L'ospite arriva in tempo per una cena magnifica. Il viaggiatore misterioso, che nel frattempo è passato anche dal rabbino che lo ha informato della dìscrezione del taglialegna, l'ha voluto ripagare del generoso invito.
Nella tradizione chassidica, nella realtà di ogni giorno, vediamo allora come l'incontro col Profeta dalle lunghe chiome sia possibile. Facciamo su questo una piccola meditazione. Saremo capaci di riconoscere Elia in ogni povero, in ogni ospite, in ogni viandante che magari chiede cose impossibili e fastidiose?
Come Elia stesso, i poveri protagonisti dei racconti chassidici non si perdono mai d'animo, al loro misero Seder chiunque è il benvenuto perché non mancano l'allegria e la fiducia in D-o. Chiunque può incontrare Elia se lo aspetta con lo stesso entusiasmo e la stessa buona fede della povera donna e del taglialegna. Elia entra da ogni ebreo a bere nel suo bicchiere, la difficoltà è di accorgersene: come la donna che lo accolse in persona quand'era esule, come i grandi rabbini hassidici e i loro discepoli, non ne avremo che felicità.
di Donatella Valori Z"L
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