Osea 14:2-10; Mica 7:18-20

Lo Shabbat tra Rosh Hashanà e Yom Kippùr è conosciuto come Shabbat Shuva, o Shabbat del ritorno. Il nome si riferisce alle prime parole della haftarà di questa settimana, "Shuvà Israel, ritorna o Israele". Si legge questa haftarà in onore dei Dieci Giorni di Penitenza tra Rosh Hashanà e Yom Kippùr.

Il profeta Hosea esorta il popolo Ebraico: "Ritorna, o Israele, al Sign-re tuo D-o", incoraggiando loro a fare un pentimento sincero e di chiedere il perdono di D-o. Egli incoraggia gli Ebrei a riporre la loro fiducia in D-o, non nel popolo degli Assiri, né nei cavalli potenti o gli idoli. A quel punto, il Sign-re promette di rimuover la Sua ira da Israele, "Sarò come la rugiada per Israele, essi fioriranno come una rosa". Il profeta prosegue, profetizzando sul ritorno degli esuli e la rinuncia all'idolatria da parte del popolo.

La haftarà conclude con una lettura breve tratta dal Libro di Michà, che descrive la gentilezza del Sign-re nel perdonare i peccati del Suo popolo. "Egli non mantiene la Sua ira per sempre, poiché Egli è un amante della gentilezza. Egli avrà pietà su di noi, Egli afferrerà le nostre malefatte e getterà tutti i nostri peccati nelle profondità del mare". Michà termina la sua profezia incoraggiando D-o di ricordare i patti che Egli ha stabilito con i patriarchi, Avrahàm, Yitzchàk e Ya'akòv.