Quando Moshé si rese conto che i suoi giorni volgevano alla fine, scrisse i rotoli di Torà. Dodici li distribuì alle tribù, il tredicesimo lo mise in serbo in uno scrigno, affinché, in caso di falsificazione, si potesse controllare la versione giusta e comprovare la verità.
Il giorno che era stato stabilito per la morte del grande profeta, egli si rivolse a D-o e disse: «Io non voglio fare il mio corso, non voglio prendere su di me l’onta che nella mia data il grande uomo è morto».
Ma poiché Moshé comunque doveva morire, D-o convocò la sua anima e le disse: «Figlia mia! Ti ho concesso di stare 120 anni nel corpo di Moshé, ora è venuta la tua ora, tu devi uscire. Vieni fuori, non indugiare!».
Allora l’anima rispose: «Signore dell’Universo! Io so che tu sei il D-o di tutti gli spiriti e il padrone di tutte le anime. Tu mi hai creata e mi hai fatta perché fossi l’anima di Moshé per 120 anni. C’è al mondo un corpo puro come quello di Moshé? Io lo amo e non voglio uscire da lui!».
L’Eterno allora disse: «Tu esci e io ti innalzerò ai più alti cieli e ti porrò accanto al mio trono, vicino ai cherubini e ai serafini».
D-o incaricò dapprima l’angelo Gabriele di portare via l’anima di Moshé, ma Gabriele rispose: «Manda chi vuoi, ma io non voglio stendere la mia mano su quell’anima».
Quindi ordinò di prenderla all’angelo della morte. Ma Moshé disse: «D-o Misericordioso! Ho solo un’ultima preghiera: non mi consegnare all’angelo della morte. Tienilo lontano da me».
Rispose l’Onnipotente stesso: «La tua preghiera sarà esaudita. Io stesso mi occuperò di te e della tua sepoltura».
Nello stesso istante D-o baciò Moshé e prese la sua anima con un bacio.
Dal luogo della sepoltura di Moshé – a tutti sconosciuto – parte una caverna che conduce alle tombe dei progenitori nella valle dell’Hebron, fino alla caverna di Machpelà.
In epoca posteriore i romani fecero una spedizione per cercare la tomba di Moshé. La spedizione arrivò in cima al monte Nevò e, ai piedi della pendice, scorse la tomba, ma quando gli uomini scesero videro la tomba sulla vetta.
Allora la spedizione si divise in due gruppi: uno scese e l’altro salì.
Quelli che stavano sotto vedevano la tomba in alto, quelli che stavano in alto la vedevano in basso.
(Yalqut Shim’onì 247; Midrash Tanchumà, Vezot Haberachà; Devarìm Rabbà 11).
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