Quando Ya’acòv raggirò Esav e ricevette le benedizioni di suo padre Yitzchàk, Esav era indignato. Dopotutto, erano anni che aspettava di ricevere quelle benedizioni, tanto che i due gemelli avevano 63 anni quando questo evento accadde; inoltre, per decenni Esav aveva finto di essere osservante perché voleva che il padre pensasse che egli fosse meritevole di ricevere le benedizioni. Perciò quando si rese conto che lui, il mondano e lo spavaldo cacciatore materialista, era stato vinto in astuzia dal fratello osservante e santarellino, ne era affranto.
È degno di nota che questa persona, che era un assassino, uno stupratore e un mangione fosse così ansiosa di ricevere la benedizione di uno Tzaddìk, una persona giusta. Esav sapeva bene che non avrebbe ricevuto un’eredità ingente, Yitzchàk, dopotutto, era un uomo anziano e cieco che non aveva nulla da offrire oltre alle sue benedizioni. Piuttosto, essendo cresciuto nelle case di Avrahàm e Yitzchàk, egli era conscio del valore della parola del Tzaddìk.
Esav era un ebreo che possedeva un’anima Divina che ha inculcato in lui una
fede in D-o salda e sovrannaturale. Purtroppo il suo cuore ebreo non si è
manifestato nel suo stile di vita, che era contrario a tutto ciò che aveva
imparato nella casa del padre. Egli sapeva qual era il modo giusto di fare, ma
non era disposto a fare i sacrifici necessari per vivere una vita
spirituale ebraica e morale.
È stato il disegno Divino a decidere che fosse Ya’acòv, e non Esav, a ricevere le benedizioni. Poiché Ya’acòv non era ebreo solo nel cuore bensì anche nella pratica. Diversamente da altre religioni basate sulla fede, la Torà riconosce che non è sufficiente avere fede per compiere la missione di rivelare la Divinità in questo mondo e per trasformarlo in una casa adatta a Lui. Infatti è solo tramite l’osservanza pratica della Torà e delle mitzvòt che si può ottenere questo scopo.
Forse, nel nostro piccolo, possiamo tutti relazionarci al dilemma di Esav. Sappiamo cosa è giusto ma a volte ci manca la volontà di implementare ciò che è giusto nelle nostre vite. Perciò è importante ricordare che la Torà e le mitzvòt fanno di noi dei ricettacoli per accettare le benedizioni di D-o. Ed è proprio il lavoro duro dell’applicazione di questa fede nella vita di tutti i giorni, ognuno secondo le sue capacità, che ci rende meritevoli di ricevere tutte le benedizioni di D-o.
Di Rav Naftali
Silberberg per gentile concessione di AskMoses.com
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