Yosef trascorse 12 lunghi anni in prigione. Era affranto, non sapeva neppure se mai sarebbe tornato un uomo libero, ma D-o gli disse: «Tu non rimarrai prigioniero un attimo più di quanto Io stesso non abbia decretato. La tua prigionia è per scontare le tue trasgressioni: fosti imprigionato per 10 anni per aver parlato dei tuoi fratelli a vostro padre – cf Le brutte dicerie sul loro conto (Bereshìt 37, 2); dice Rashi in merito: Quando Yosef vedeva il male a proposito dei suoi fratelli, i figli di Lea, lo riferiva a suo padre. Riferiva, cioè, che essi mangiavano carne presa da animali ancora vivi, umiliavano i figli delle schiave chiamandoli “servi” ed erano sospettati di commettere azioni immorali. Ed è su questi tre punti che Yosef fu punito [in un primo tempo dai fratelli stessi]. Per aver detto che essi mangiavano carne presa da animale ancora vivo, i fratelli scannarono un capro. Per aver raccontato una diceria secondo la quale essi chiamavano “schiavi” i loro fratelli, Yosef fu venduto schiavo. E per aver raccontato, infine, sul loro conto che essi vivevano in modo immorale, la moglie del padrone gettò gli occhi su Yosef e gli disse: Giaci con me (Bereshìt 39, 7)».

Continua D-o: «Hai dovuto trascorrere due anni in più in prigione come punizione per aver detto al coppiere del re: Ricordati di me e parla di me a Faraone, due anni per due parole sbagliate».

Il midrash nota, però, che gli ultimi due anni furono certo una pena, ma allo stesso tempo una benedizione per Yosef, se egli, infatti fosse uscito di prigione dopo aver interpretato i sogni di un semplice coppiere e di un panettiere, quale sarebbe stato il futuro per Yosef?

Se fosse stato per volere di Faraone che Yosef avesse riconquistato la sua libertà egli al massimo avrebbe potuto esercitare la professione di interprete di sogni, guadagnando il necessario per vivere decorosamente. Ma ora, due anni più tardi, le cose erano ben differenti: dopo che il re stesso ebbe strani sogni e Yosef gliene fornì l’interpretazione, cosa che i maghi d’Egitto non erano riusciti a fare, egli divenne nientemeno che vice re di quello stato.

Il midrash marra che Faraone ebbe, durante gli ultimi due anni di prigionia di Yosef, strani sogni ogni notte, ma al mattino gli era impossibile ricordarli. Quando giunse il tempo che Yosef fosse liberato, Faraone non appena sveglio ricordò con chiarezza ciò che aveva visto in sogno.

La notte in cui Faraone sognò, ricordando i sogni, fu quella di Rosh Hashanà, quando D-o determina il destino del mondo intero e decreta carestia o abbondanza in ciascuna regione.

Faraone sognò (cf Bereshìt 41, 1-7), ma, dice il midrash, egli immediatamente dopo egli sognò anche l’interpretazione di ciò che aveva visto precedentemente, però fu incapace di ricordarla quando si svegliò. Rimase molto insoddisfatto dal non riuscire a ritrovare la memoria proprio su quel punto e così mandò a chiamare i maghi.

Tutti loro esclamarono subito: «Maestà, non c’è nulla di più semplice e ovvio che interpretare ciò che hai sognato!».

«Cosa significa?» domandò Faraone.

Il primo mago offrì la seguente spiegazione:

«Le sette vacche grasse rappresentano sette figlie che tu genererai. Il fatto che, poi, quelle magre le inghiottano significa che esse moriranno mentre tu sarai ancora in vita».

Ma ciò non soddisfece il re.

Un altro interprete di sogni si fece avanti:

«Le sette spighe stanno a simboleggiare sette regni che tu conquisterai. Il fatto che sopraggiungano le sette spighe esili e appassite indica che essi si ribelleranno contro di te».

Il re non fu soddisfatto neppure questa volta, perché non gli sembrava proprio che quest’interpretazione coincidesse con ciò che aveva sognato.

Allora disse: «Andate e proclamate in tutto l’Egitto che chiunque possieda la capacità di interpretare sogni si presenti al mio cospetto! Chi si sottrarrà a tale comando sarà messo a morte, ma colui che mi rivelerà il significato coretto dei sogni avrà una ricca ricompensa!».

A centinaia si presentarono dinanzi a Faraone: astrologi e maghi, tutti offrivano la loro saggezza al re. Essi proposero molte e differenti spiegazioni, ma nessuna di esse incontrò l’approvazione di Faraone.

Perché nessuno fu in grado di offrire l’interpretazione giusta?

Perché D-o offuscò la sapienza di tutti i maghi e di tutti gli astrologi del regno perché Yosef fosse il solo a fornire a Faraone l’esatta spiegazione e potesse, così, divenire una personalità importante in Egitto.

D-o stesso fece in modo che Yosef fosse chiamato per ultimo così che i maghi non potessero dire: «Se Faraone ci avesse dato una possibilità noi avremmo detto certamente le stesse cose».

Dunque fu solo in ultimo che D-o fece sì che il coppiere ricordasse Yosef, tuttavia l’ingrato egizio non mise subito al corrente il re dell’abilità di Yosef, lo fece solo quando cominciò a temere per la salute mentale e fisica del sovrano e parlò solo al fine di trarne beneficio per se stesso.

Infatti aveva pensato: «Se questo Faraone muore o viene deposto a causa della sua malattia, un nuovo re prenderà il suo posto, non posso essere sicuro che il successore mi manterrà nella medesima posizione a corte. Ho solo da guadagnare se parlo di Yosef per rendere la pace interiore al sovrano».

Il capo dei coppieri mandò un messaggio al re:

«Ho peccato contro due persone. Uno è un uomo chiamato Yosef nei confronti del quale ho un debito di gratitudine. Quando mi domandò di menzionare il suo nome a te, io non lo feci. L’altro sei tu stesso: non ti ho detto di conoscere una persona che è in grado di interpretare i sogni. Accadde un giorno che Faraone si adirò con me, capo dei coppieri, e anche con il capo dei panettieri e ci fece imprigionare. Una notte ciascuno di noi due sognò e non fummo in grado di intendere il significato del fatto. C’era, però, un uomo in carcere con noi che interpretò correttamente sia il mio sogno sia quello del mio compagno. Era un giovane (il capo dei coppieri ritenne bene insistere su questo punto perché Faraone non pensasse di attribuirgli una carica importante) e ignorante (questo lo disse perché Faraone non stimasse eccessivamente Yosef), uno schiavo (e – come Faraone sa bene – la legge dice che solo un uomo libero può divenire re) che fa parte di una famiglia di ebrei (che mangiano animali sacri per noi, che non potremmo tollerare sulle nostre mense, anche questo lo terrà lontano dall’occupare posizioni di rilievo). Nonostante tutto ciò Yosef disse il vero riguardo ai nostri sogni».

I sogni del coppiere e del panettiere si erano rivelati veri in virtù delle parole di Yosef, poiché il compiersi dei sogni dipende dal modo in cui sono interpretati.