La Parashà di questa settimana, con la quale si conclude il primo dei cinque libri della Torà, ci racconta, fra l’altro, della morte di Ya'acòv.

Prima di morire egli fece giurare il figlio Yosèf che costui avrebbe fatto portare la sua salma nella terra di Canaan, futura terra d’Israele, ove sarebbe stata sepolta nella caverna di Machpelà assieme ad Avrahàm, Sara, Yitzchak e Rivkà.

Ya'acòv ricordò al figlio che quando morì la madre, Rachel, "l’ho seppellita là, lungo la strada... a Bet Léchem" (Genesi 48, 7), e non la fece portare alla stessa caverna.

Secondo il Midràsh citato da Rashì in loco, Yosef rimase turbato da questa incongruenza; il padre gli chiede di portarlo dall’Egitto alla caverna di Machpelà ma egli stesso non si è comportato così con la madre!

Rimane difficile capire, quindi, perché Ya'acòv avrebbe voluto ricordare questo fatto proprio in quel momento delicato?

Secondo il Midràsh già citato, lo ha fatto proprio per calmare il figlio, dicendogli che "ho agito secondo la parola [di profezia, la quale prevedeva che] seppellendola lì sarà di aiuto ai suoi figli quando saranno esiliati da Nebuzeradan [imperatore babilonese] e passeranno proprio per [la strada dove è sepolta]. Lei "uscirà" dalla sua tomba, piangerà e supplicherà misericordia per loro, come è detto 'si sente una voce in Alto, Rachel piange per i suoi figli' e il Sign-re risponde 'vi è ricompensa per la tua azione...e i figli torneranno ai loro confini' " (Geremia 31, 14-16).

Pertanto, Ya'acòv stava spiegando al figlio che per Rachel la sepoltura per strada non significava sacrificare un bene per un'altro, ossia il lusso spirituale di essere interrata nella Machpelà sacrificato per la preghiera per i suoi figli - ma era piuttosto ciò che lei desiderata, poiché il bene dei figli è il bene della madre.

Infatti è la supplica di Rachel che può ottenere la promessa Divina per il bene dei figli, e lo merita proprio per la sua "azione" altruistica di rimanere sepolta per strada per poter intervenire in favore dei figli.

Questo rappresenta la qualità senza pari della madre ebrea, sempre pronta a sacrificare le proprie esigenze - materiali o spirituali - per il bene dei figli.

Ed è questa è la ragione mistica per la quale l'identità ebraica è trasmessa tramite la linea materna; la madre, e non il padre, sacrifica anche la propria spiritualità per allevare i figli. Solo lei, dunque, rende i figli ebrei.

Basato su un discorso del Rebbe di Lubavitch, זי“ע
16 Tevèt 5746 - 28 dicembre 1985