Questo Shabbàt si legge la prima Parashà del secondo libro della Torà – Shemòt. La terribile schiavitù in Egitto, la nascità di Moshè e la sua comparsa sulla scena come messaggero del Sign-re e guida del popolo ebraico, sono i temi centrali della Parashà.
Proprio riguardo il coinvolgimento di Moshè la Torà racconta che nonostante la richiesta diretta a lui dal Sign-re, egli si rifiutò inizialmente di svolgere il compito.
Il suo rifiuto si basava anche su questa “scusa”: infatti Moshè disse a D-o: “Ecco che [quando] andrò dai figli di Israèle e dirò loro: ‘Il D-o dei vostri padri mi ha mandato da voi’ e mi diranno: ‘Qual è il suo nome?’, cosa dirò loro?” (Shemòt 3, 14).
Cerchiamo di capire il senso di questa frase pronunciata da Moshè. Il popolo ebraico sicuramente sapeva il “nome” di D-o, in quanto D-o dei loro avi Avrahàm, Yitzcha e Ya’akov. Forse avrebbero voluto sapere esattamente come si chiama? Ma a che cosa sarebbe servita quell’informazione?
I commentatori (Rambàn, Sforno, Gur Arié, ed altri, in loco) spiegano infatti che la domanda non è da capire letteralmente.
I figli di Israele sapevano che D-o viene chiamato con nomi diversi a secondo del suo comportamento (per esempio, il Tetragramma indica un comportamento di misericordia, Elo-him invece indica un comportamento di rigorosità e giudizio, ecc.).
La loro domanda quindi era “come si esprime” ossia con quale nome divino e quindi con quale metodo verrà messa in atto la redenzione.
A questa interpretazione si aggiunge un’approfondimento del Rebbe di Lubavitch זי“ע (Likutè Sichòt v. 26 pp. 19-25) secondo il quale si può spiegare la riluttanza di Moshè ad accettare la “proposta di lavoro”.
La domanda degli Ebrei non riguardava solo la redenzione ma anche l’esilio, la schiavitù e la sofferenza: Con quale “nome” si sta comportando il Sign-re durante anni di sofferenza e di fiumi di sangue di migliaia di bambini ebrei?
Questo comportamento come si chiama, che spiegazione può esistere per tutto ciò? In altre parole: Perché?!
Neanche Moshè si sentiva all’altezza di poter rispondere ad una domanda del genere.
Preghiamo che Esso si manifesti attraverso il nome Sha-ddày, che significa anche “che Lui dica basta” – alle sofferenze!
Amen!
Parliamone