La Parashà di questa settimana, Terumà, descrive le istruzioni per la costruzione del Tabernacolo nel deserto; le donazioni e il lavoro effettivo del popolo.
D-o comanda a Mosè di dire al popolo: “Prenderete per Me un’offerta… da ogni uomo ispirato dal cuore con generosità, prenderete la Mia offerta.”
Il Midràsh riporta un interessante dialogo svoltosi fra Mosè e D-o (Shemòt Rabbà 33, 8): “Quando D-o parlò a Mosè riguardo al Santuario, quest’ultimo gli disse: ‘Padrone del Mondo! È forse possibile per gli ebrei costruirlo?!’ D-o gli rispose: ‘Anche un solo
ebreo può farlo’, come è detto ‘da ogni uomo ispirato dal cuore.’”
La domanda di Mosè venne poi ripetuta in maniera più chiara in un’altra circostanza, dal re Salomone, il quale si chiese come possono degli esseri umani costruire un santuario, una dimora, per l’Infinito in questo mondo materiale?
Il Sign-re ci insegna, invece, che non solo l’intero popolo come entità unica ha i mezzi spirituali per poter portare la presenza Divina sulla terra, ma ciascuna singola persona lo può fare in ugual misura con le proprie azioni.
È come se ci dicesse: “Guarda un ebreo dalla prospettiva di D-o. Egli vede in ognuno di loro un potenziale costruttore di un Tabernacolo”.
Il discorso si allarga ulteriormente: Chi è che trae beneficio da questa presenza Divina sulla terra? È difficile dire che al Sign-re mancasse qualcosa e sarebbe quindi più logico concludere che siamo noi uomini a trarne beneficio.
Quindi facciamo l’offerta per costruire il Mishkàn che effettivamente rappresenta un aumentare del nostro bene.
Offriti qualcosa…
Basato sulle opere del Rebbe di Lubavitch
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