La storia di Purim, la Meghillà di Ester, è una delle più sconvolgenti ed oscure dell'intero Tanach e forse la più vicina allo spirito chassidico. La festa dove non solo si è autorizzati a bere fino alla confusione dei concetti e della parola, ma dove questo bere, questa confusione, diventano addirittura mitzvòt.

«Benedetto Mordechai, maledetto Haman!» fino allo scambio dei nomi: «Mordechai maledetto, benedetto Haman!».

Questo è anche lo spirito, polemico dirsi, della chassidùt. La ragione umana, limitata, stupida, corta, cede alla trascendenza, alla Ragione superiore, all'Intelligenza suprema, all'abbandono fiducioso, al Sign-re Hashem. Al tempo stesso l'uomo che si annulla viene rivalutato. La preghiera, la penitenza, il digiuno collettivo e individuale, hanno addirittura il potere di cambiare la sorte. Quello che doveva essere male, tragedia, massacro si trasforma in festa esaltante, in glorificazione dello spirito sulla materia. E questa confusione dei male e del bene, questo trasformare ildestino con la fede e la preghiera, perché solo D-o sa cosa è male e cosa è bene, è l'essenza di Purim, l'essenza della cchassidùt stessa. Un Rebbe chassidico ostentava palesemente una vita frivola al limite della superficialità. Le sue occupazioni profane urtavano il perbenismo della comunità, la sua eleganza mondana, il chassid ostentava addirittura scarpe d'oro, le sue letture sciocche facevano sì che lui fosse criticatissimo e che suo padre, un famoso e pio rabbino, fosse compianto da tutti. Un giorno, nella neve, il chassid lasciò orme di sangue. Sotto le scarpe d'oro, che non avevano suole, l'elegante uomo di mondo era scalzo.

Si scoprì che in mezzo ai giornali e ai libri fatui c'era il Santo Zohar, una delle letture Kabbalistiche più profonde.I1 moralisti, trasecolati, furono costretti ad una revisione totale del loro modo di pensare. Così l'esteriorità di qualsiasi fenomeno umano, anche apparentemente criticabile e difficile, deve cedere alla Ragione superiore, quella di Hashem.

All'inizio della Meghillà la regina incarica Vashti, agisce in modo molto strano. Invitata dal Re Achashverosh (Serse 1) al suo banchetto, si rifiuta di presentarsi pur conoscendo la crudeltà e il pessimo carattere del consorte, che coincide esattamente con il racconto di Erodoto. Il Re infatti, sdegnato, la ripudia e la fa uccidere come dice Rashì. Perché Vashti ha una condotta tanto inspiegabile? Le fonti rabbiniche danno due interpretazioni. Il Re pretende da lei, come il famoso Candaule, un comportamento immorale, o piuttosto viene colpita improvvisamente da una lebbra che la deturpa per aver costretto i suoi paggetti ebrei a lavorare di Shabbath.

Anche il comportamento di Mordechai all'inizio è oscuro. Mordechai, lo zio sposo di Ester, la cede senza resistenza al Re Achashverosh, che come i despoti delle favole orientali, pretende una nuova donna ogni notte. Mordechai sembra quasi un passivo, un immorale. Ester - Hadassah, il « mirto », diventa prima la favorita dell'harem, poi la sposa legittima di un sovrano non solo idolatra, ma dissoluto, dispotico, confuso tra i cortigiani e i parassiti, una congiura tramata dai due eunuchi Bagathan e Teresh, ai danni del Re.

Sembrerebbe una buona occasione per liberarsi del rivale e riprendersi Ester. Niente di tutto questo. Mordechai sventa la congiura e salva il Re. Il comportamento di Mordechai, apparentemente inspiegabile, diventa chiaro leggendo il Midrash e andando avanti nella lettura della Meghillà.

Egli è uno Tzadik, ha compreso che dietro a tutto questo c'è una ragione misteriosa, un significato trascendente. Mordechai vive in funzione di Ester e della missione di lei, la sorveglia da lontano, le manda, attraverso gli eunuchi, i consigli perché non si senta abbandonata e non ceda alle tentazioni.

Il Re, illumìnato dal Sign-re, rilegge gli Annali del regno, scopre i meriti di Mordechai e lo eleva, a dispetto di Haman, alla massima carica e obbliga Haman stesso a onorarlo e a organizzare il protocollo. Ester, informata dallo zio della congiura di Haman, il discendente di Amalek, il nemico per antonomasia del popolo ebreo, digiuna, prega, si presenta al Re, come nel bell'affresco del Veronese, in tutto lo splendore di una bellezza accresciuta dalla fiducia nel Signore e intercede per la sua gente. Le sorti vengono cambiate. Achashverosh grazia gli Ebrei, condanna a morte Haman e i suoi familiari - accoliti e quello che doveva essere giorno dì lutto diventa celebrazione, festa destinata a durare nei millenni.

Il giorno 14 del mese di Adar, sotto il segno dei Pesci, ogni anno si festeggia Purim, il giorno delle sorti scambiate. E Haman? Perché Haman, l'Amalecita, il mostro, il distruttore, viene ricordato insieme a Mordechai lo Tzadik, il salvatore e alternativamente con lui maledetto e benedetto? Perché a contraris anche Haman diventa strumento del Signore. «Ricordati quello che ti ha fatto Arnalek! » dice la Torà, e Saul che risparmia la vita di Agag, Re degli Amaleciti, perde il favore di Ha-shem. Chi è dunque Amalek? In chi dobbiamo identificare Haman? Lasciando da parte i tanti nemici fisici di Israele che non sono mai mancati, e che purtroppo continuano a moltiplicarsi, troviamo anche in questo un significato trascendente. Haman, Amalek, siamo noi stessi. In ogni ebreo convivono Esaù e Giacobbe, Haman e Mordechai, il maledetto e il benedetto. Haman è il Sitra Akhra è l'altra parte, quella che dobbiamo distruggere in noi con le mitzvòt e con le preghiere.

Ricordiamoci quello che ci ha fatto, quello che ci fa ogni giorno Amalek. Uccidiamo ogni giorno l'Haman che è dentro di noi e che cospira per la nostra distruzione spirituale- Non c'è patibolo abbastanza alto per questo nemico, perché noi a volte senza accorgercene lavoriamo per la distruzione dell'ebraismo, per l'assimilazione al mondo che ci circonda, per la dimenticanza della nostra cultura e della nostra tradizione. Così, in modo subdolo, nascosto, come Haman, congiuriamo per l'eliminazione fisica del nostro popolo, per il suo annullamento. Il cedimento, la concessione al mondo materialistico che ci circonda, il desiderio di rinunciare all'identità ebraica, il trascurare la kashrùt e le mitzvòt contribuiscono al nostro sterminio. Gli ebrei che parteciparono al banchetto sontuoso di Achashverosh dove si beveva addirittura nei vasi d'oro sottratti al Tempio furono i migliori sodali di Haman. Ester che fu obbligata a un matrimonio contrario alla sua volontà e alla sua natura, e riusciva a mantenere intatta la sua personalità di donna ebrea anche tra le tentazioni di una corte splendida, fu lo strumento di Hashem, fu il trionfo del suo popolo.

Di Donatella Valori z"l