La parashà di questa settimana si sofferma sulla descrizione dell’abbigliamento particolare che Aronne ed i suoi discendenti indossavano prestando culto nel Tabernacolo e poi nel Tempio. Il Sommo Sacerdote portava degli ornamenti in più rispetto agli altri cohanìm, tra i quali due pietre preziose — una su ogni spalla – sui quali erano incisi i nomi delle tribù d’Israele, sei nomi su ogni pietra. È la Torà stessa ad indicare che l’ordine dell’incisione dei nomi delle tribù seguiva l’ordine della loro nascita.

Il grande commentatore Rashì spiega che ciò significa semplicemente che le incisioni sulle pietre seguono l’età dei figli di Giacobbe iniziando con i primi sei sulla prima e i restanti sei sulla seconda.
Diversa è invece l’opinione di Maimonide secondo il quale la Torà si riferisce all’ordine delle madri iniziando da colei che iniziò a generare per prima. Quindi venivano incisi i nomi dei figli di Leà, poi quelli di Bilhà, Zilpà e infine di Rachel, l’ultima ad aver avuto figli.

Qual è il significato profondo di questa discussione?

Lo scopo dell’incisione dei nomi e la loro presenza costante sulle vesti di Aronne era, come indicato nella Torà, affinché le tribù venissero sempre ricordate da D-o e che Egli le vedesse come giusti.

La giustizia dei figli di Israele sussiste quando vi è fra loro fratellanza e unità. Quando invece sono la discordia e la separazione a farsi spazio il popolo non merita la benedizione.

In questa unità esistono tuttavia due livelli. Se vengono elencati i figli di Giacobbe secondo la loro età, ossia secondo la loro provenienza dal padre, l’unione è completa: sono tutti figli di uno stesso padre. Questa è l’opinione di Rashì.
Quando invece viene data priorità alle madri, separandoli quindi in vari gruppi, sembra emergere una certa mancanza di fratellanza, nonostante la quale l’unità rimane vincente. Tale è il punto di vista di Maimonide.

Il messaggio è profondo: l’unità che deriva dall’essere uno alla radice è preziosa, ma tuttavia limitata. Quella invece raggiunta nonostante le differenze è quella vera e duratura.

Da sempre nel popolo ebraico esistono differenze. È proprio rispettandole ed amandoci nonostante tali differenze che emerge la vera e profonda unità fra noi