Domanda: Se il perdono Divino e l’espiazione era ad origine ottenuto mediante un sacrificio che veniva offerto nel Tabernacolo e poi nel Bet Hamikdash, il Tempio a Gerusalemme, come è possibile ottenere il perdono e l’espiazione oggi giorno, considerato che il Tempio non esiste più e che i sacrifici non vengono più offerti?

Risposta: La tua è una domanda eccellente. La nostra abilità di ottenere il perdono Divino è in svantaggio ora che non c’è il Tempio?

Inanzitutto, vorrei precisare che la tua domanda non si riferisce solamente ai sacrifici bensì a tutte le mitzvòt che non possiamo osservare durante l’esilio. Tra queste mitzvòt ci sono quelle del pellegrinaggio annuale al Tempio di Gerusalemme, le diverse offerte che venivano date, numerose leggi associate alla purezza e all’impurità spirituale e altre.

Pur non potendo osservare tutte queste mitzvòt, il Sign-re ci ha fornito metodi alternativi e temporanei per realizzare lo scopo spirituale di queste osservanze in mancanza di meglio. Usando i sacrifici come esempio:
I nostri saggi dicono nelle Massime dei Padri 1,2 che il mondo si mantiene su tre pilastri: la Torà, l’avodà che significa ‘il lavoro’ o ‘il servizio', e gemilùt chassadìm, bontà e carità. Esaminiamo come questi tre pilastri si relazionano alla mitzvah di offrire sacrifici.

Torà – è scritto nel Talmùd che colui che approfondisce le leggi dei sacrifici è considerato come se ha offerto un sacrificio vero e proprio. Infatti, studiandone le leggi e I significati, otteniamo la stessa espiazione e la stessa vicinanza a D-o di un sacrificio.

Avodà – il servizio di D-o sacrificale è stato sostituito con la preghiera, il servizio del cuore espresso a parole. Come dice il profeta Hoshea, 14,3: “Forniremo le preghiere delle nostre labbra al posto dei sacrifici dei manzi”. Perciò le tre preghiere giornaliere sono in vece dei servizi e dei sacrifice che venivano fatti giornalmente nel Bet Hamikdash. Inoltre, di Shabbat si aggiunge la preghiera di musàf per ricordare il sacrificio in più che veniva offerto nel Bet Hamikdash. Un altro modo riempire il vuoto lasciato dalla distruzione del Tempio.

Gemilùt Chassadìm – dare tzedakà, dare di se stessi è anche considerato come un metodo per trovare espiazione, infatti colui che da i suoi soldi guadagnati con difficoltà in carità, in un certo senso da una parte di se stesso, sacrificandosi per aiutare qualcun’altro. In effetti questo modo rappresenta forse il sacrificio più elevato poiché la persona sta dando una cosa sua, che potrebbe usare per il suo beneficio o guadagno personale.

Ciò detto, la tua domanda rimane sempre un quesito che dovremo porre a D-o ogni giorno, chiedendoGli quando ci riporterà il Tempio a Gerusalemme di modo che potremmo finalmente osservare tutte le leggi come si deve.

Spero che la mia risposta ti sia d’aiuto.
Rav Shmuel Kogan per gentile concessione di Chabad.org