La ridondanza del versetto, che include sia la parola emor, di’ (parla), sia il termine veamarta, e di’ loro, insegna che è necessario porre la più grande attenzione nei confronti dei bambini, per essere in grado di educarli ad aborrire ciò che è proibito dalla Torà. La Ghemarà (Yevamòt 114a) afferma che tale norma trova fondamento in tre passi della Torà stessa:
nella proibizione di cibarsi di sangue;
nel divieto di mangiare insetti ed esseri brulicanti o sciamanti;
nelle leggi della purità.
È lecito domandarsi, comunque, perché i maestri hanno indicato proprio in questi tre passi l’enfatizzare, da parte della Scrittura, il ruolo educativo primario dei genitori.
La spiegazione al quesito non è affatto complessa. La Torà ha scelto di enfatizzare l’educazione dei minori in queste tre leggi al fine di smitizzare l’opinione corrente tra le persone nei confronti dell’educazione:
1) Alcuni credono che non sia possibile modificare la condotta di colui che abitualmente trasgredisce. Riguardo la proibizione di cibarsi di sangue, è detto: Però devi tenacemente guardarti dal mangiare il sangue, perché il sangue è vita: non mangerai, quindi, la vita con la carne (Deuteronomio 12, 23). L’espressione raq chazaq, solo sii forte (resa nel testo con devi tenacemente guardarti) è usata perché il popolo era dedito in modo dissoluto a cibarsi di sangue. Di conseguenza, ammonendo gli adulti affinché illuminino i più piccoli nei confronti di tale proibizione Divina, la Torà pone l’accento sul fatto che anche nel più tenace trasgressore può – e deve – essere inculcato l’insegnamento della Torà.
2) Alcuni sostengono sia futile e inutile tentare di insegnare la Torà e l’osservanza dei precetti nel popolo che è, per lo più, grossolano e raggiunge un livello spirituale assai poco elevato. Tuttavia perfino colui che è preda degli istinti più bassi, astenendosi dal cibarsi di insetti, si avvicinerà alla Torà che in qualche modo infine ne eleverà l’anima.
3) Alcuni asseriscono che sia utile e necessario insegnare ai bambini solo concetti che la mente umana sia in grado di comprendere e pongono obiezioni alla richiesta di trasmettere insegnamenti basati sulla fede e sull’assoluta sottomissione al Volere Divino. Le norme bibliche riguardo la purità, tuttavia, sono decreti Celesti incomprensibili per la mente umana – rientrano nella categoria degli statuti (cf Rambam, Hilchot Miqva’ot 11, 12). La Torà stessa, in questo caso però, controbatte e rigetta tale teoria mettendo di proposito il rilievo la necessità dell’educazione da parte degli adulti ai bambini proprio in merito alle leggi della purificazione.
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