Quale deve essere l'atteggiamento dell'Ebreo verso l'osservanza dei comandamenti della Torà in generale e delle leggi alimentari in particolare? Se si fa riferimento alle fonti bibliche, appare chiaro che le mitzvòt debbono essere considerate come un privilegio e come una dignità accordata da D-o al popolo ebreo. Il popolo di Israele è stato incaricato di realizzare, grazie alle Leggi ricevute sul Monte Sinai, l'ideale umano più elevato: vivere in modo tale da meritare i titolo di « popolo di preti e nazione santa ». Come può un popolo essere formato solo di preti? Come può un'intera nazione essere santa? Questo sarebbe effettivamente impossibile senza la Torà. In effetti, la Torà crea tra corpo e anima relazioni armoniose che permettono all'Ebreo di realizzare il nobile ideale al quale è stato chiamato.

L'Eterno ha creato l'universo e l'uomo, e ha determinato quello che è bene per il corpo e per l'anima dell'Ebreo e ha proibito ciò che rischia di turbare il suo equilibrio spirituale. Usando le prescrizioni religiose come intermediario, D-o ci ha insegnato che per il popolo di Israele, un certo tipo di alimentazione è nocivo e nuoce alla realizzazione della sua missione privilegiata.

La Torà orienta tutte le attività delle nostre esistenze e ci guida in tutte le circostanze. Essa esige dall'individuo degli sforzi e crea le condizioni che permettono allo spirito di vincere o almeno di dominare la materia. Questo appare chiaro, in particolare, nel campo delle leggi alimentari quali le concepisce il Giudaismo. Le leggi del Kashrùt creano l'armonia e la felicità che si ottengono con la riserva e con la disciplina che l'Ebreo impone a se stesso.

Le leggi alimentari appaiono in verità come uno degli esempi caratteristici della dottrina ebraica che vuol insegnare all'uomo a santificarci spiritualizzando il mondo materiale. Santificarsi è dominare le proprie passioni, esser padroni dei propri sensi, moderare i propri desideri, mettere il corpo al servizio dello spirito, quindi far collaborare gli istinti stessi all'attualizzazione della volontà divina. Considerando la condizione dell'uomo che è lo specchio intimo dello spirito e del corpo, il Giudaismo vuol realizzare tra di loro un armonioso equilibrio. Grazie a queste leggi, il pasto diventa una Mitzvà, la tavola familiare assume la dignità di un altare, la casa si trasforma in un piccolo « Santuario » e la banalità quotidiana, trasfigurata, porta il sigillo divino.

Il segreto della nostra esistenza

Qual'è il segreto della nostra esistenza? Chi è che ha aiutato il nostro popolo a sopravvivere dopo il Dono della Torà, momento nel quale siamo stati dichiarati «un regno di preti e una nazione santa» fino ai nostri giorni?

Era la ricchezza o la potenza? Un esame obiettivo della lunga storia del nostro popolo mostrerà che non è stata né la ricchezza materiale né la forza fisica ed aiutarlo a sopravvivere attraverso le epoche. Anche nei periodi più prosperi, come sotto la monarchia unificata del re Salomone, il popolo e lo stato ebreo erano una cosa insignificante, paragonate ai giganti dell'epoca che erano gli imperi di Egitto, di Assiria e di Babilonia.

Era una patria? Neppure, perché per la maggior parte del tempo il nostro popolo lungi del costituire uno stato indipendente viveva in esilio.

Era allora una lingua comune? Nemmeno questo, perché, anche in tempi biblici, l'aramaico cominciava a soppiantare la Lingua Santa come lingua parlata. Una parte delle Scritture, quasi tutto il nostro Talmud Babilonese, lo Zohar, senza parlare di tutto il resto, sono redatti in aramaico. Al tempo di Rabbi Saadia Gaon e di Maimonide, l'arabo era la lingua parlata dalla maggior parte degli Ebrei e più tardi furono l'Yiddish, il Ladino e altre lingue a prendere il sopravvento.

Era una cultura comune? No, nessuna cultura laica comune ha preservato il nostro popolo, visto che la cultura cambiava radicalmente da un'epoca all'altra.

Il solo fattore comune durante la storia ebraica, in tutti i paesi e in tutte le circostanze, sono la Torà e le mitzvòt, che gli Ebrei hanno osservato con determinazione nella vita quotidiana. Certo dei gruppi dissidenti tentarono di rompere con il giudaismo toranico, come i movimenti idolatri al tempo del primo Bet Hamikdàsh, gli Ellenisti durante il secondo, gli assimilazionisti alessandrini, i Karaiti ecc. Ma furono fuochi di paglia e sparirono senza lasciare traccia. Considerato obiettivamente, il nostro attaccamento alla Torà e la pratica delle sue mitzvòt nella nostra vita quotidiana debbono essere riconosciuti come il fattore essenziale della no~ stra sopravvivenza.

Il segreto della nostra esistenza è nel fatto che noi siamo «un popolo che ha la sua dimora a parte» (Numeri, 23:9), e che ognuno di noi, uomo o donne, che crede nel D-o Unico regola la sua vita conformemente all'unica Torà che è eterna e non cambia. La nostra diversità, la nostra indipendenza nel pensiero e nel comportamento, non sono la nostra debolezza, ma la nostra forza. Solo in questo modo, possiamo compiere la funzione che il Creatore ci ha assegnato, saper essere davanti a Lui “un regno di preti e una nazione santa” (Esodo, 19:6). E quindi anche “un tesoro per tutta l'umanità” (ibid, 5).

Una prova irrefutabile dell'origine Divina del kashrùt

Definendo i segni attraverso i quali possiamo riconoscere gli animali che la legge sull'alimentazione permette di consumare, la Torà dichiara che solo gli animali che hanno lo zoccolo fesso e che sono ruminanti possono essere consumati. Gli animali che non abbiano nessuna dì queste due caratteristiche o soltanto una delle due non debbono essere consumati: sono Taref. E ecco il punto interessante: la Torà elenca solo quattro animali che hanno un solo di questi due « segni del Kashrùt: il cammello, la lepre, l'irace. Tutti e tre sono ruminanti ma non hanno lo zoccolo fesso; e il maiale che ha lo zoccolo fesso ma non rumina.

Le prove per quattro

L'affermazione che esistono solo quattro animali nel mondo intero che hanno uno e solo uno dei segni del Kashrut è la prova più forte (se una prova fosse necessaria) che le leggi sull'alimentazione prescritte dalla Torà vengono dal Creatore stesso. Perché come Mosè avrebbe potuto sapere che nel mondo intero non si sarebbe trovate una quinta specie animale di quel tipo? Da allora sono passati migliaia di anni; continenti e isole sono stati scoperti, tra i quali l'America, l'Australia, la Nuova Zelanda ecc. In tutti questi nuovi mondi, sono state scoperte molte dozzine di specie sconosciute di bestie e di animali. Alcune avevano le due caratteristiche del kashrùt, altre non ne avevano nessuna. Ma non è stato trovato un solo animale che avesse uno solo dei due segni del Kashrùt che ci ha indicati la Torà. Chi, tranne il Creatore stesso, poteva sapere che non ce n'erano e che non si sarebbero mai state più di quattro specie e non di più? Se la legge sull'alimentazione fosse un'invenzione umana, perché la Torà avrebbe insistito sul numero delle eccezioni, quattro, e rischiare in seguito di essere accusato di falso, quando sa rebbe stato così facile di evitare di menzionare il numero?

La scienza non può fornire nessuna spiegazione né alcuna ragione al fatto che in tutto il regno animale solo quattro specie sono state create con solo uno dei segni del kashrùt. Sembrerebbe che il Creatore stesso abbia desiderato che le leggi del Kashrùt fossero identificate come Divine, facilmente delimitate e accettate.