Risposta: Quando il Sign-re insegnò la Torà a Moshè, Egli gli insegnò anche la pronuncia e la punteggiatura delle parole, le vocali, la grammatica e la composizione delle frasi, ovvero i versetti, pesukìm. Gli autuori dei Profeti e degli Agiografi (per ispirazione Divina) fecero in maniera analoga, trasmettendo la divisione dei loro libri in modo orale ai loro allievi.

Capitoli: La divisione degli Scritti in capitoli, perakìm, è stata fatta da non ebrei nel tredicesimo secolo per facilitare i loro studi della bibbia e per rendere più facile ricordare le fonti di un qualsiasi verso. Secondo alcune opinioni, le intenzioni di coloro che fecero questa divisione erano un po' sinistre avendo appunto l'intenzione di aiutarli nei loro dibattiti teologici contro gli ebrei; in alcuni casi i capitoli furono divisi intenzionalmente in un modo tale da alludere a credenze non ebraiche.

Letture della Torà: Moshé stabilì l’usanza di leggere una parte dal Sefer Torà pubblicamente ogni Shabbat, anche se all’epoca non necessariamente veniva completata l’intera Torà durante il ciclo annuale. L’usanza di completare la lettura pubblica ogni anno durante la festività di Simchat Torà è nata in Babilonia nell’epoca Talmudica. Infatti è allora che la Torà fu divisa in 54 sezioni (parashiòt) per facilitare la lettura di un ciclo annuale leggendo una parashà per settimana. Questo ad eccezione dei casi in cui si leggono due porzioni per settimana per ovviare ail fatto che durante le festività non si leggono le porzioni 'normali'.

A proposito, la parola ‘parashà’ ha un ulteriore significato, infatti può rifersi a un raggruppamento di parole o versetti nella Torà. Queste parshiòt, che furono a mala a pena prese in considerazione da coloro che divisero la Torà in capitoli, possono essere brevi, includendo solamente due parole oppure una intera lettura settimanale. Nel Sefer Torà queste parshiòt sono divise da uno spazio vuoto, ce ne sono ben 669 nell’intera Torà.