Il motivo principale di questa usanza risale ai tempi precedenti il Dono della Torà; in quel tempo gli ebrei si astenevano dal consumare latte, poiché temevano di trasgredire il precetto noachide, valido in ogni tempo per tutta l’umanità, che vieta di mangiare una parte dell’animale quando esso è ancora in vita.
Oggi è noto che mungere un animale non ha niente a che vedere con tale divieto, ma all’epoca, nel dubbio, preferirono astenersi.
Dopo avere ricevuto la Torà, proprio da Shavu’òt iniziarono a consumare il latte, poiché finalmente compresero che ciò non era affatto vietato. Da allora, in ricordo di tale episodio, presso alcune comunità è uso consumare durante i pasti di festa vivande a base di latte.
È interessante notare, inoltre, che il valore numerico della parola chalàv-latte è 40, come il numero dei giorni che Moshé trascorse sul monte Sinay.
Secondo rabbi Shìmshon di Ostripola, a Shavu’òt si usa mangiare latticini perché uno dei nomi del monte Sinay è Gavnunìm, termine che ha la stessa radice della parola ghvinà-formaggio.
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