In una disputa di carattere religioso rabbi Eli’ezer restava irremovibile nella sua opinione e non voleva assolutamente piegarsi al volere della maggioranza. Di una certa cosa egli diceva che fosse pura, mentre gli altri Maestri affermavano che fosse impura. Egli esibiva ragioni su ragioni per la sua affermazione, sollevava obiezioni su obiezioni, ma invano. Non trovava chi lo ascoltasse e non poteva imporsi con la sua tesi.
Egli si rifugiò, allora, nel sovrannaturale: «Possa questo albero di carrubo che sta accanto alla Casa di Studio testimoniare che ho ragione!» esclamò indignato.
Allora accadde qualcosa di incedibile: il carrubo venne sradicato e catapultato lontano.
«L’albero non può valere come prova!» replicarono i colleghi.
«Possa la fonte che qui scorre parlare a mio favore» proseguì Eli’èzer.
La fonte si ritrasse dal suo percorso.
Anche questo prodigio per i rabbini non venne considerato valido come prova.
«Possano crollare i muri della Casa di Studio se non si ascoltano gli argomenti della ragione!» esclamò allora rabbi Eli’ezer.
Già i muri stavano per inclinarsi al crollo, quando uno degli oppositori, rabbi Yehoshu’a. Disse loro: «Se i Maestri disputano tra loro, perché voi vi impicciate?».
Allora i muri, per rispetto verso rabbi Yehoshu’a, non crollarono, ma neppure si raddrizzarono, per rispetto verso rabbi Eli’ezer, rimanendo in posizione inclinata.
«Il Cielo possa dimostrare che ho ragione!» esclamò questi infine.
Allora si udì una voce che disse: «Come osate disputare con rabbi Eli’ezer? La verità è sempre dalla sua parte!».
Di nuovo rabbi Yehoshu’a si alzò e disse: «La Torà non sta più nei Cieli! Essa fu data a Israele sul Sinay e vi si dice che nelle decisioni in merito alla Legge si deve giudicare secondo la maggioranza. Noi non badiamo a questa voce celeste».
Quando, più tardi, incontrarono il profeta Elia gli chiesero come avesse reagito D-o in quel momento lui rispose: «Ha sorriso sotto i baffi e ha detto: i miei figli mi hanno battuto, i miei figli mi hanno battuto!».
In quel giorno i Maestri presero tutto ciò che rabbi Eli’ezer aveva dichiarato puro e lo bruciarono nel fuoco. Quando rabbi Eli’ezer vide questo se ne tornò a casa assai sconsolato. Nonostante tutta la seri di fenomeni prodigiosi che testimoniavano a favore di rabbi Eli’ezer nella Casa di Studio si fece una votazione su di lui e venne estromesso per la sua opposizione alla maggioranza. Quindi i Maestri si chiesero: «Chi andrà a comunicarglielo?».
Rabbi ‘Aqiva disse: «Voglio andare io, perché potrebbe andare a comunicarglielo qualcuno non adatto e rovinare ogni cosa».
Che fece allora ‘Aqiva? Prese l’aspetto di uno in lutto per un morto. Andò da rabbi Eli’ezer e si prosternò davanti a lui a una distanza di 4 cubiti. Rabbi Eli’ezer si stupì e gli chiese: «Oggi è forse un giorno speciale, diverso dagli altri? Perché non mi saluti, perché non ti avvicini a me, come se temessi di toccarmi?».
Allora rabbi ‘Aqiva rispose: «Maestro, ho l’impressione che i colleghi ti abbiamo abbandonato».
Quando rabbi Eli’ezer udì ciò si gettò a terra, mentre le lacrime sgorgavano dai suoi occhi. Appena sgorgò la prima lacrima venne una grandinata che distrusse un terzo degli ulivi della terra.
Quando cadde la seconda lacrima si sollevò un vento infuocato che distrusse un terzo del frumento della terra.
E quando egli fece cadere la terza lacrima venne uno scirocco che bruciò un terzo dell’orzo della terra. Anche la pasta del pane che le donne in quel momento stavano cuocendo inacidì. In quel lasso di tempo il mondo intero fu colpito. Ci fu grande afflizione quel giorno perché ogni luogo su cui rabbi Eli’ezer volgeva i suoi occhi si incendiava.
Anche il presidente della Casa di Studio, rabban Gamliel, che in quel tempo faceva un viaggio, subì un maremoto che minacciò di inabissare la nave, Allora egli disse: «Credo che questo accada solo a causa di rabbi Eli’ezer». Quindi si alzò e disse: «Signore dell’Universo, ti è palese e noto che ho pronunciato il bando non per mio onore o per l’onore di una stirpe, ma per l’onore tuo e della tua Torà... ». Allora D-o Diede il comando e il mare cessò di infuriare. (Talmud Baba Metzia 59b).
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