Il versetto che conclude la parashàt Nassò descrive il modo col quale voce di Hashèm-il Sig-re era emessa dal «Santo dei Santi» ( la stanza più interna e più sacra del Santuario) al fine di impartire determinate istruzioni a Mosè e, suo mediante, ai figli di Israele nonché a tutta l’umanità. Il versetto dice:
«E quando Moshè penetrò nella Tenda di Assegnazione per parlare con Lui, udì’ la voce che parlava da sopra la coperta dell’Arca della Testimonianza... ed essa gli parlava.”
Il Midràsh analizza il versetto e ne deduce conclusioni interessanti. Se viene enfatizzato il fatto che “udiva la voce che gli parlava” e più in là “ ed essa gli parlava”, significa che solo Moshè Rabbenu la sentiva. In altri termini, la voce non si estendeva al di là della porta della “Tenda di Assegnazione” sebbene la stanza era relativamente piccola. “ Forse con ciò s’intende che la voce era fievole?” s’interroga il Midràsh. No, questa ipotesi è da escludere in quanto il Testo precisa che si trattava “della voce” sulla quale è stato detto: “La voce di Hashèm viene con potenza; la voce di Hashèm viene con maestà; la voce di Hashèm rompe i Cedri del Libano. La voce di Hashèm fa scaturire fiamme ardenti; la voce di Hashèm fa tremare il deserto...” Il versetto sottolinea che si trattava de “la voce”, quella che, durante il Dono della Torà al Sinai “risuonò da un estremità all’altra del mondo. Il Midràsh conclude che all’interno della “Tenda” la voce divina era potente e infinita quanto quella che riecheggiò al Sinai; ma, appena aveva raggiunto la soglia della Tenda, essa “cessò bruscamente”. Indubbiamente un fenomeno.
Qual’è il suo significato? Il Rabbi di Lubàvitch spiega che D-o ha dotato l’uomo del libero arbitrio. Come affermò Maimonide, senza libertà di scelta tutto il concetto di una relazione tra l’uomo e D-o che conferisce spessore alla vita, non ha più senso. Ecco perché la voce divina ad un certo punto si interruppe: per creare un vuoto affettvo nella nostra vita nel quale Hashèm non interviene ma che Egli osserva dall’esterno.
Hashèm ci istruisce sul modo di condurre la nostra vita, ma la Sua voce infinita si fa sentire ad una certa distanza e poi si ferma. Non perché s’indebolisce gradualmente fino a diventare impercepibile all’udito. Se così fosse, le Sue parole non avrebbero nessun impatto su di noi. Invece, Egli si rivolge a noi con una forza e un’autorità infinita. Tuttavia, contemporaneamente, lascia la Sua voce propagarsi fino ad un certo punto e non oltre, in modo che possiamo percepire in essa la forza dell’infinito e anche il contegno.
Questo vuoto permette all’uomo di avvicinarsi a D-o con le proprie forze rivelando il suo legame innato con la Torà e le mitzvot.
Tratto da Likutè Sichòt
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