La festa dei lumi, addirittura accesi in una piazza pubblica, la festa dei miracoli, la festa dei regali ai bambini…Chanukkà è tutto questo e molto altro ancora. Come durata supera qualsiasi altra ricorrenza, poiché è l’unica che dura otto giorni anche in Israele.
A differenza però di Pesach e Sukkòt, la festa di Chanukkà non è comandata dalla Torà, poiché celebra avvenimenti accaduti secoli dopo che è stata data la Torà; inoltre, nessun divieto particolare vige durante Chanukkà: si lavora, si accende il fuoco ecc.
Uno dei miracoli che si celebrano è la vittoria dei pochi sui molti: pochi ebrei, con armi di fortuna, hanno sconfitto I greci, più numerosi e più forti. La vittoria, prima ancora che materiale è una vittoria sprituale, poiché la minaccia era spiritual prma ancora che fisica. I greci non volevano ancora annientare fisicamente il popolo ebraico ma il loro intento era quello di ellenizzarlo, cioè attrarlo progressivamente verso l’arte, la cultura, la filosofia greca che erano in netto contrasto con gli insegnamenti della Torà. E infatti fu vietato agli ebrei osservare le mitzvòt.
Quando lo scopo dei greci fu reso esplicito da questi divieti gli ebrei impugnarono le armi e decisero che era giunto il momento di ribellarsi: il pericolo era serio poiché il popolo ebraico private della Torà perde la sua linfa vitale.
La celebrazione di Chanukkà non richiede una modifica nella vita quotidiana materiale poiché il messaggio della festa è più spirituale che materiale. Le candele infatti non devono servire per illuminare la stanza (è vietato in maniera esplicita sfruttarle a questo scopo) ma per illuminare gli animi. E questa luce è quella che ci aiuta e che ci dà forza nelle piccole e grandi battaglie quotidiane, per difendere di fronte a situazioni e persone le nostre convinzioni, la nostra fede, la nostra identità.
Deborah Cohenca
Parliamone