Ed ecco, dal fiume vennero fuori sette vacche, bellissime e sane, e pascolarono nella palude
Genesi 41:2
Ed ecco, altre sette vacche uscirono dopo di esse fuori dal fiume, brutte e magre di carne; ed esse stettero vicino le altre vacche sulla riva del fiume.
Genesi 41:3
Un dettaglio importante e spesso sorvolato del famoso sogno del Faraone, è il fatto che che le sette vacche magri erano a fianco delle sette vacche grasse in riva al fiume. In altre parole, le quattordici vacche appaiono simultaneamente nel sogno, a differenza dalla realtà dove i sette anni di carestia vennero al termine dei setti anni di abbondanza.
È per questo motivo che i consiglieri del Faraone, che inventarono varie interpretazioni esotiche per il suo sogno (ad esempio, “sette figlie ti nasceranno e sette figlie moriranno”), non accettarono la spiegazione più ovvia: quando sono grasse le vacche? Quando c’è un raccolto abbondante! E quando sono magre? In tempi di carestia. Idem dicasi per le spighe grasse e magre. Sembra ovvio.
Il Faraone, però, vide le vacche grasse e magre al pascolo insieme. Non ci sono anni di abbondanza e carestia insieme, dissero i uomini saggi. Sicuramente i sogni hanno un altro significato, qualche cosa di meno ovvio, più metaforico.
Il genio di Yossef fu che egli comprese che i sogni del Faraone non erano solo previsioni di ciò che sarebbe avvenuto, bensì essi contenevano anche le istruzioni per come affrontare il tutto; in altre parole i sogni stavano dicendo al reggente di far sì che i sette anni d’abbondanza coesistano con i setti anni di carestia. Pertanto, quando Yossef consigliò il Faraone come prepare il paese per la carestia, egli non stava offrendo un consiglio non richiesto, ma il consiglio era parte dell’interpretazione del sogno. Se metti da parte il grano extra dagli anni abbondanti, disse Yossef, le sette vacche grasse saranno ancora nei paraggi quando le sette vacche magre usciranno dal fiume, e le vacche magre avranno cibo da mangiare.
I maestri Chassidici osservano che il primo galùt, esilio, del popolo Ebraico, accadde in una foschia di sogni. I sogni di Yossef, i sogni del panettiere e del capo coppiere e i sogni del Faraone; tutti questi portarono Yossef, e successivamente la sua famiglia, in Egitto, dove soffriranno l’esilio, la schiavitù e persecuzione fino alla loro liberazione tramite Moshè, più di due secoli dopo. Anche l’esilio di Ya’acòv iniziò e terminò con sogni.
Questo perchè l’esilio è un sogno; un modo di esistere confuso da metafore, esagerazioni orrende e impossibilità logiche. Una condizione dove vacche grasse e magre esistono contemporanemente, dove una vacca può perfino essere grassa e magra simultaneamente.
L’esilio è un posto dove un’economia florida è sia una benedizione che una maledizione, dove la libertà scatena gli aspetti migliori e peggiori dell’uomo. Dove il Web trasmette saggezza e sudiciume, dove siamo impregnati di spiritualità e spirtualmente poveri allo stesso tempo.
Eppure esiste un modo per affrontare questo caos cosmico: ascolta Yossef (perfino il Faraone l’ha ascoltato, riconoscendo un buon consiglio!) Non scappare dal sogno, dice Yossef, non cercare un altro significato. Usalo. Se l’esilio ti presenta un paradosso della vacca grassa e la vacca magra che pascolano insieme in riva al fiume, usa la vacca grassa per nutire la vacca magra.
Fai del sogno la soluzione.
Di Yanki Tauber, basato sugli insegnamenti del Rebbe di Lubavitch
Parliamone