Il fuoco sull’altare dovrà ardervi sempre, non spegnersi mai e ogni mattina il sacerdote farà ardere su di esso della legna. (Levitico 6, 5).

Sebbene un fuoco Superno proveniente dai Cieli ardesse sempre sul Tabernacolo, tuttavia il Signore comandò che l’uomo provvedesse affinché vi fosse sempre un fuoco addizionale (Talmud Eruvim 63a).

Rabbi Shneur Zalman di Liadi, il fondatore del Chassidismo Chabad, una volta disse: «I chassidìm di rabbi Cheikel ardono nell’amore verso D-o, ma non sono loro che stanno bruciando, è rabbi Cheikel stesso…».

Rabbi Yosef Yitzchak Schneerson, il sesto Rebbe di Chabad Lubavitch, lasciò questo mondo nel decimo giorno del mese di shevàt (28 Gennaio) 1950.

La comunità designò suo genero, rabbi Menachem Mendel Schneerson a succedergli come Rebbe e capo della comunità Lubavitch.

Tradizionalmente il primo discorso, che porge un insegnamento chassidico, tenuto da un Rebbe di Chabad segna l’inizio formale del suo incarico.

Il Rebbe accettò formalmente la carica offertagli nella ricorrenza del primo anniversario della scomparsa del suocero e tenne un discorso intitolato: Basì Le Ganì, Io Vengo nel Mio Giardino.

Non appena concluso il discorso vero e proprio, il Rebbe si volse ancora ai chassidim riuniti per l’occasione e disse loro:

«Ora ascoltate, il movimento Chabad è sempre stato impostato in modo da far sì che ogni singolo si dia da fare e compia il suo servizio Divino da sé solo, piuttosto che dipendere in tutto e per tutto dal suo Rebbe. Questa è la differenza principale tra il chassidismo di origine polacca e Chabad. Generalmente l’approccio proprio agli altri gruppi chassidici comporta che lo tzadìk, il giusto, dia vita e dia sostanza ai suoi seguaci con la propria fede. Chabad non è così. Noi dobbiamo fare e portare a compimento ogni cosa principalmente da noi stessi, tramite le 248 membra e i 365 nervi del nostro corpo e le 248 membra e i 365 nervi della nostra anima. Secondo le parole dei nostri Saggi: Tutto è nelle mani dei Cieli, eccetto che il timore dei Cieli.

Non sto dicendo, con questo, che non vi aiuterò, D-o non voglia, vi assisterò e vi sarò vicino quanto più potrò, ma se voi non agite in primo luogo da voi stessi, non riusciremo a ottenere nulla, neppure se mi invierete le vostre semplici richieste, intonerete canti o brindisi alla vita. […] Di propria iniziativa, ciascuno di noi deve trasformare e volgere la condotta e le tendenze della parte animalesca contenuta nella propria anima a fini santi ed elevati».