In tutti gli argomenti trattati dalla Torà, anche se riguardano precetti legati ad azioni materiali, sono nascosti aspetti più profondi.
Nella nostra Parashà si tocca l’argomento della purità ed impurità, sia essa causata dalla Tzaraàt o dall’uomo Zav, colui che ha avuto delle fuoriuscite la cui impurità è considerata grave, come dimostra l’espressione della Torà : “L’oggetto di terracotta che toccherà il Zav – dovrà essere rotto, quello di legno – pulito nell’acqua”.
Dall’espressione della Torà si potrebbe dedurre che l'oggetto in ceramica deve essere rotto se viene toccato dal Zav in qualunque maniera; i nostri saggi invece spiegano che il tocco inteso dalla Torà è solo quello che avviene nella superficie interna dell’oggetto oppure quello che ne provoca lo spostamento, mentre colui che soltanto sfiora la superficie esterna senza muovere l'oggetto non ne causa l'impurità e di conseguenza l'oggetto non deve essere rotto.
La metafora della terracotta
Questa regola nasconde un insegnamento sul rapporto che c’è tra l’uomo ed il mondo che lo circonda. L’oggetto di terracotta è una metafora che simboleggia l’essere umano, poiché anche esso è stato creato dalla terra. Quando questo "utensile" viene a contatto con le impurità del mondo potrebbe causare una rottura definitiva della sua "anima". La Torà ci dice però che il contatto esteriore non provoca nessuna impurità nell’essenza dell’ebreo, la cui anima rimane sempre integra nel suo legame con Hashem.
D-o ha creato l’uomo in maniera tale per cui la materia gli è vitale. L’uomo deve nutrirsi di materia e questa gli provoca piacere. Non gli viene richiesto di rompere questa materia cercando di staccarsene poiché l'uomo può servire D-o solo attraverso un corpo sano, e il corpo stesso deve diventare uno strumento per elevare e santificare tutto ciò con cui viene a contatto.
Siamo fatti così…
Non è quindi una colpa attribuibile all'uomo il fatto di vivere in un mondo materiale, ma l'uomo deve sapere in che modo utilizzare questa materialità affinché non diventi un ostacolo al servizio divino. Rivelando questa grande forza nascosta nella materia si contribuisce a completare lo scopo della creazione: trasformare il mondo materiale in una dimora per Hashem.
Tratto da Likkutè Sichòt
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