Unirsi a D-o rimanendo in questo mondo
Nadav ed Avihu, i due figli di Aharon, morirono nel giorno dell’inaugurazione del Mishkan (tabernacolo). Apparentemente la loro morte fu dovuta al fatto che commisero il peccato di “Portarono un fuoco estraneo, che non aveva comandato”; ma nella parashà di questa settimana il motivo del loro decesso viene espresso come un avvicinamento eccessivo al Sign-re, “Quando si avvicinarono davanti a D-o e morirono”.
L’Or Hachaim riferendosi a questa strana espressione, commenta la morta dei figli di Aharon come una voglia sfrenata di unirsi a D-o e come effetto il distacco dell’anima dal corpo o come viene espresso nei libri il “Klot Hanefesh”.
Questo commento si addice con le parole di conforto detta da Moshè rivolte al fratello Aharon “Ciò è che D-o ha detto: mi santificherò con coloro che mi si avvicineranno”, come anche espresso dai nostri rabbini z”l “Disse Moshè ad Aharon: Fratello mio! Sapevo che la casa (di D-o) si sarebbe santificata con gli intenditori di D-o, pensavo però questi sarebbero stati o io o te, ora vedo che loro (i suoi figli) sono grandi più di me e te”.
La morte dei figli di Aharon era legata alla Ketoret (incenso) poiché il ‘fuoco estraneo’ espresso dalla Torà si riferisce all’incenso che veniva bruciato.
Due altari, due servizi
Nel Mishkan così come nel Beth Hamikdash (santuario di Gerusalemme) vi erano due altari, quello esterno fatto di rame, sulla quale venivano sacrificati i sacrifici animali, e quello interno (che stava nel santo dei santi) fatto d’oro sulla quale veniva bruciata la Ketoret.
Questi due uffici rappresentavano due concetti diversi, quello dei sacrifici animali era il servizio di portare la materia ed elevarla a D-o, quello dell’incenso invece rappresentava un avvicinamento profondo con Hashem.
Anche nel servizio divino dell’uomo vi sono due parti, quella legata all’elevamento della materia e del corpo verso D-o che consiste nel mettere in pratica la volontà di D-o nell’atto nelle parole e nei pensieri. La Ketoret non consiste tanto nell’agire sul comportamento, bensì nel rivelare il legame profondo con D-o che automaticamente porta la persona a comportarsi secondo la Sua volontà.
Anima e corpo uniti
Secondo questo possiamo chiarire l’espressione della Torà “Che non li aveva comandati”, il comandamento può valere solamente per il pensiero la parola e l’azione dell’uomo, riguardo però il legame profondo e intenso con D-o non vi è nessun ordine poiché anche senza aver il comandamento la persona arriva ad eseguire la volontà del Sign-re.
Perché allora la Torà si riferisce all’atto dei figli di Aharon come un peccato? La ragione è che D-o desidera un unione con l'uomo che non provochi il distacco dell’anima dal corpo, Egli desidera essere amato e servito da un anima rivestita in un corpo materiale, per poter trasformare il mondo materiale in una dimora per Hakadosh Baruch Hu.
Parliamone