La rivolta scellerata fomentata da Korach contro la posizione di Mosè e di Aronne rappresenta la discordia per antonomasia. Il Talmùd riporta che rabbi Meìr deduceva dal nome dei personaggi la loro indole in base al principio della sacralità dell’Alef-Bet quale pietra angolare della creazione.
L’associazione delle lettere dell’alfabeto ebraico permette di formare una parola definendo le particolarità della sua anima e infondendo in essa vitalità. Ciò vale anche per il nome di Korach, le cui tre consonanti seguono il tracciato della forma basilare della lettera hey ה composta da tre linee: una orizzontale superiore che funge da “tetto” e due verticali come due “gambe”: una a destra, attaccata al tetto e la seconda, a sinistra, staccata con un breve spazio.
Tre Linee-Tre Dimensioni
Questre tre linee rappresentano rispettivamente le tre dimensioni della natura umana: il pensiero, la parola e l’azione.
Quest’ultima è disgiunta poiché nell’atteggiamento umano intercorre sempre un intervallo tra i primi due, elementi astratti, e l’azione, espressione concreta dei precedenti. Questo spazio grafico e al contempo mistico simboleggia il reale fossato, voluto dal Sig-re, che scinde in due campi l’idealismo e il realismo.
Tutte e tre le consonanti che compongono il nome KoRaCh קרח hanno come base la lettera hey. La kuf ק è una hey con la gamba sinistra più lunga, reish ר è una hey senza gamba sinistra e la chèt ח ha la gamba attaccata a quella orizzontale. Ognuno di questi caratteri alterano la consonante radicale hey da cui prendono vita.
La prima distorsione, con la kuf, la si trova nell’uomo ultrarealista che non solo percepisce come una fatalità la dicotomia in questione ma, per giunta, la prolunga verso il basso: i valori espresso dalla mente e dalla parola sono ottimi, ma dal momento che l’azione è la fase che prevale deve superare la linea del pensiero e della parola in maniera smisurata essa rappresenta la materia che porta la persona a scendere in basso. Nella rèsh si incontra l’iperidealista incapace di oltrepassare il fossato preferendo ignorarlo e non “frequentarlo” per non farsi corrompere. Quindi elimina la gamba della hey, elimina l’azione e si rinchiude nella bolla protettrice delle teorie e delle idee. Infine, la chèt, presenta una forma più raffinata e meno distorta ma non meno controproducente del rèsh. Anziché rinnegare la gamba sinistra, il secondo idealista rifiuta il principio della contrapposizione asserendo in tal modo che la separazione tra i vari regni del Sig-re non esiste. Secondo lui la materialità non è meno sacra della spiritualità, i fatti non meno puri delle parole e le due gambe attaccate alla matrice possono equamente tradurre il pensiero in azione.
Tale lettura manca di chiaroveggenza poiché le visioni di Korach rifiutano di accettare il mondo come è stato disegnato dal Sig-re e, di conseguenza, questo lo portò a ribellarsi contro Mosè sostenendo di avere il diritto di essere tutti uguali dato che nell’azione non esistono distinzioni.
L’Equilibrio della Hey
Di contro, la prospettiva della hey è la formula perfetta per raggiungere un equilibrio armonioso: il fossato ideologico tra pensiero e azione c’è ma ciò non implica che non si debba adoperarsi a far aderire il nostro operato ai valori che tentiamo di trasmettere e diffondere intorno a noi. Lo spazio della Hey rappresenta inoltre la consapevolezza delle nostre lacune che alimenta il desiderio di migliorare noi stessi e il nostro mondo. Questa concezione della vita terrena ci rende partecipi del progetto divino della creazione.
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