“Non osate attaccare i Miei consacrati il cui pure respiro è libero dal peccato ed a beneficio dei quali sussiste il mondo.”

“In principio D-o creò il cielo e la terra”.

Ecco il commento di Rashí su questo primissimo passo della Torà:

“Poiché non era necessario iniziare con tale verso la Torà, il cui scopo principale è quello di insegnare i comandamenti, quale è dunque la ragione per la quale la Torà ha inizio con la Genesi? La ragione è questa. Se un giorno le nazioni del mondo diranno ad Israele: Siete dei ladri perché avete conquistato con la forza le terre delle sette nazioni di Canaan, Israele potrà rispondere 'D-o creò la terra di Canaan, come descritto nella Genesi, e la affidò a coloro che ritenne idonei. Di Sua propria volontà D-o la concesse a non ebrei e, di Sua propria volontà, la tolse loro e la concesse a noi!”

Effetivamente non dovrebbe essere necessario citare tale passo della Torà per stabilire il diritto di possesso della Terra d'Israele da parte del Popolo di Israele. Ciò è affermato rìpetutamente e continuamente nella Torà tanto da identificare il Popolo e la Terra come un'unica entità. Lo scopo della citata spiegazione di Rashi è di pubblicizzare il fatto a tutti, mettendo in rilievo che la concessione della terra non è altro che un'espressìone della Volontà Divina.

Nessuno nega che Eretz Israel fu un tempo in mani straniere. Ciò è ammesso persino nei Salmi, dove è detto “D-o dichiarò il potere della Sua opera al Suo popolo, concedendogli l'eredità delle nazioni." Per volontà dell'Onnipotente, la terra fu un tempo ‘l'eredità delle nazioni’, e per volontà dell'Onnipotente fu concessa al Suo popolo.

Quale potrebbe essere il fine di una sincera, forte presa di posizione?

Un esempio di ciò che può produrre una forte presa di posizione si può dedurre dagli eventi del recente passato, allorché un Presidente egiziano, Sadat, avanzò un'improvvisa proposta di pace e decise di visitare Israele in missione di pace. Quale fu la motivazione che lo spinse a proporre un approccio pacifico? Fu la sua constatazione che gli ebrei ormai parlavano da una posizione di forza e senza mostrare alcun timore delle nazioni. Egli osservò che il nome di D-o veniva invocato con sempre maggiore frequenza ed intensità nelle dichiarazioni provenienti dalla Terra Santa. C'era ormai in Israele chi aveva adottato l'antico grido “Ci siamo accampati nel nome del nostro D-o”. Ciò ebbe un profondo effetto su Sadat. La sua intelligenza fisica potrebbe non aver recepito l'importanza di tale rinnovato attaccamento ai valori Divini, ma la sua anima la comprese. Sadat era inoltre consapevole che soldati ebrei avevano preso posizione sulle frontiere ed avevano la capacità di distruggere il suo esercito. Egli si rese conto che essi disponevano di “cocchi” e “cavalli” e di tutti gli strumenti di guerra. E ne ebbe timore; un'onesta analisi della situazione gli fece capire che non sarebbe stato conveniente per lui intraprendere una guerra contro questo tipo di ebrei. Questa è la ragione per la quale venne con una proposta di pace.

Da questo episodio, e da molti altri, è evidente che è soltanto quando assumiamo un forte, coraggioso ed inflessibile atteggiamento che possiamo ottenere un benefico effetto nelle nostre relazioni con altre nazioni.

Di che cosa hanno timore coloro del nostro popolo che accettano il compromesso?

È scritto nella Torà che durante il nostro amaro esilio sarebbe potuta sopraggiungere un'epoca in cui alcuni del nostro popolo sarebbero stati posseduti da un illogico timore nel profondo del cuore. Essi fuggiranno immaginando di essere inseguiti da un nemico - mentre in realtà stanno solo fuggendo dal suono di una foglia guidata dal vento. Oggi osserviamo il malaugurato compiersi di tale profezia. Alcuni di noi si permettono di essere spaventati dalle minacce di altre nazioni; essi temono e tremano. Ma di che cosa hanno paura? Di una foglia guidata dal vento! Poiché quando un membro di un'altra nazione tenta di privare un ebreo di qualcosa connesso con la Torà e le mitzvòt, qualcosa che è sua legittima proprietà, tale individuo viola una delle sette fondamentali leggi dei discendenti di Noè, destinate a tutta l'umanità (che sono la proibizione dell'idolatria, della bestemmia, dell'omicidio, dell'incesto e dell'adulterio, del furto e del cibarsi di membra di un animale ancora in vita, nonché il dovere di amministrare la giustizia). Con tale violazione egli intacca l'intima sorgente divina della propria vitalità. Non è più una foglia attaccata ad un albero, ma una foglia staccata dall'albero e spinta dal vento. I deboli di cuore sono così spaventati dalla foglia spinta dal vento che cercano di trasmettere la propria paura ai fratelli ebrei.

Chi può qualificarsi un “esperto” per decidere la politica di difesa di Eretz Israel?

La risposta a questa domanda è molto chiara. Secondo la legge della Torà, se una persona è ammalata e deve essere consigliata circa la terapia da seguire, per esempio se deve subire un'operazione o meno, non può prendere in considerazione l'opinione di “buoni amici”, né di vicini di casa, parenti, idraulici, elettricisti e neanche di dotti professori di filosofia, storia, matematica etc. Il solo ed unico qualificato ad esprimere una opinione in merito è un esperto nel ramo specifico, cioè un medico. Esattamente nello stesso modo, l'unica persona la cui opinione è da prendersi in considerazione circa l'opportunità del mantenimento e della cessione di parti della Terra d'Israele è un esperto militare, un generale in servizio attivo. L'opinione di tutti i politici, diplomatici o uomini di stato nel mondo non ha né deve avere alcun peso in simili questioni, secondo la Torà. Nella decisione di un medico è in giuoco la vita di un individuo; nella decisione dell'esperto militare sono in giuoco centinaia e migliaia di vite della nostra gente.

Nelle tre guerre che sono state combattute in Medio Oriente, abbiamo rilevato molte volte che gli esperti militari, i generali in campo dichiararono inequivocabilmente che la restituzione al nemico di un determinato territorio avrebbe provocato perdita di vite umane. Ed ecco sopraggiungere i politici con le loro asserzioni che “a causa di considerazioni politiche non dobbiamo osare di irritare le altre nazioni, che dobbiamo ascoltarle e resti tuire loro tale territorio.” Fu così che tali spregevoli decisioni costarono la vita a decine e centinaia di ebrei. Tale distorto atteggiamento raggiunse il culmine di degradazione nell'ultima guerra di Yom Kippur quando i nostri rappresentanti, pur essendo a conoscenza della minaccia di invasione nemica, informarono Washington - pur sapendo che tale notizia sarebbe stata immediatamente trasmessa in tutto il mondo - che non sarebbero stati i primi ad iniziare una guerra! Non solo, ma assicurarono persino che non si sarebbero mobilitati prima di essere attaccati. Effettivamente non delusero Washington e mantennero puntualmente la propria parola. Fu così che non procedettero alle necessarie preparazioni militari, là qualcosa costò alla nostra nazione migliaia di vittime.