Buongiorno, mondo. Stamattina mi sono alzata pochi secondi dopo il suono della sveglia, ho lavato le mani. Sono andata in cucina e ho preparato latte e caffè. Ho messo in tavola succhi e cereali. Ho preso in braccio Nechama che dal lettino cantava ma ma ma. Ho svegliato gli altri bambini. Poi, fra i mugugni di chi era ancora assonnato, ho dovuto dire loro che a 30 metri da casa, davanti alla nostra pizzeria, hanno accoltellato il papà di Libi, il marito della morà Chaya, il collega di papà.

E sai una cosa, mondo? Nessuno di loro mi ha chiesto perché. Era ovvio, il perché. Quindi perfavore basta ciarlare sul fatto che non è chiara la matrice antisemita; ai miei figli, dai 4 agli 11 anni, è chiarissima. I miei figli, dai 4 agli 11 anni, erano spaventati. Molto spaventati. Ma non stupiti. Svegliati, mondo. E non mi chiedere, oggi, di non odiare chi ruba l' innocenza dei miei bambini. Non mi chiedere di non essere arrabbiata per i tanti, troppi silenzi che mi circondano.


Domenica 15 novembre, ore 13. Aspetto mia figlia nell'atrio della scuola (sì, noi andiamo a scuola anche di domenica). L'atmosfera è tesa, si sente, anche se cerchiamo di far finta di niente, di scambiarci perfino qualche battuta. Arrivano i ragazzi.. meno del solito.. qualcuno ha avuto paura. Certo non potrà saltare scuola per sempre, lo sa, ma oggi va così, domani ci penseremo.. qualcuna esce con un gruppo di amiche.."Ho paura" dice con una risatina nervosa infilando il portone.

Uscire da scuola come andare al fronte. C'è l'esercito, fuori, e il responsabile della sicurezza, ma tutta questa protezione giovedì sera non è bastata.."Abbiamo paura di fare un passo fuori" mi dice un' altra ragazzina, amica di mia figlia. I genitori parlano di Parigi. Ormai siamo in pericolo anche come europei, non solo come ebrei. Cammino verso casa con mia figlia, pensando a quanto ha lottato per ottenere di tornare a casa da sola, la domenica, e a come stamattina mi ha supplicato di andarla a prendere.

Di Annalisa Tchilibon