Elùl è un mese di preparazione per Rosh Hashanà e Yom Kippùr, per questo suoniamo lo shofàr quasi ogni giorno del mese.

Quando suonarlo?

Il momento migliore per suonare lo shofàr è subito dopo le preghiere del mattino, quando tutti sono radunati, ma si fa ancora in tempo prima del tramonto. Lo shofàr si suona ogni giorno tranne Shabbàt a partire dal 1 di Elùl fino al 28. Non si suona lo shofàr il 29 di Elùl (la vigilia di Rosh Hashanà) per sottolineare la differenza tra il suono dello shofàr durante il mese di Elùl, che è volontario, basato su direttive rabbiniche, e quello di Rosh Hashanà, che è obbligatorio, comandato specificatamente nella Torà.

Cosa suonare?

Usando un corno kashèr di ariete si suona una versione abbreviata della sequenza di suoni che va suonata di Rosh Hashanà.

Perché suonare?

Ci sono diversi motivi per questo uso, eccone alcuni tratti dal Tur di Rav Ya’akòv ben Asher, Orach Chaìm 581.

· Dopo che gli israeliti peccarono con il del vitello d’oro, Moshè implorò il perdono Divino per quaranta giorni. In seguito salì al Monte Sinai per un ulteriore ciclo di quaranta giorni, dopo il quale scese con le seconde Tavole della Legge. Questa salita, che iniziò il primo di Elùl e durò fino a Yom Kippùr, era accompagnata da suoni dello shofàr e per commemorare questo episodio suoniamo lo shofàr in Elùl.

· Elùl è il mese durante il quale si fa un’esame di coscienza prima delle feste solenni. I suoni dello shofàr risvegliano l’anima e ci portano ad avvicinarci a D-o, come è scritto “Forse che una tromba venga suonata nella città e le persone non abbiano timore?” (Amos 3:6).

· Suonare lo shofàr in questo mese, atto specifico di Rosh Hashanà, confonde l’angelo accusatore che non sa più in quale giorno cade Rosh Hashanà. Come è possibile che l’angelo accusatore non abbia ancora capito che lo vogliamo confondere?

Il Rebbe offre una bellissima spiegazione al riguardo:

Innanzitutto, questo non è l’unico momento in cui si cerca di confondere l’accusa. Infatti, di Rosh Hashanà si suona lo shofàr più del necessario perché dice il Talmùd: “Per confondere l’angelo accusatore”. In quel passo Talmudico Rashì spiega: “Quando l’accusa vede quanto abbiamo a cuore i comandamenti di D-o, andando oltre a ciò che è strettamente necessario, egli non ha più nulla da dire.

La stessa cosa accade quando si suona lo shofàr nel mese prima di Rosh Hashanà: sentendo lo shofàr inevitabilmente si prova rimorso per le proprie malefatte e si decide di ricominciare in meglio. Allora, “il caso è chiuso” e abbiamo vinto; D-o ci ha già iscritti nel libro della vita per l’anno a venire, ancor prima di Rosh Hashanà, e tutto ciò confonde l’accusa: cosa gli rimane da fare quando giunge il giorno del processo? È questo il significato di “non sapere quale giorno è Rosh Hashanà”: l’accusa semplicemente non sa quando avviene il giudizio poiché abbiamo agito da soli preventivamente, in una sorta di affare dietro le quinte tra noi e D-o. Anche per questo non suoniamo lo shofàr la vigilia di Rosh Hashanà: a quel punto siamo talmente certi che D-o ha accettato la nostra teshuvà sincera durante i 28 giorni precedenti che non abbiamo neanche bisogno di suonarlo nell’ultimo giorno dell’anno.

E l’accusa resta disoccupata.

Rav Menachem Posner, Chabad.org