Il bellissimo canto “Eshet Chayil”, “Donna di Valore”, è un acrostico che si trova alla fine del libro dei Proverbi. Tradizionalmente lo si canta in molte case ebraiche il Venerdì sera prima del kiddùsh.

Nonostante non l’abbia visto documentato, sembra che, come molti dei riti per il Venerdì sera, questa usanza abbia origine dai mistici di Safed, in particolare dagli allievi di Rav Isaac Luria, l’Arizal, come saluto alla Shechinà, la Presenza Divina, e alla Regina dello Shabbàt. Sembra che il primo accenno a quest’uso si trovi nel siddur di Rav Yeshayah haLevi Horowitz.

A livello basilare, cantare “Eshet Chayil” è diventato un modo di esprimere gratitudine alla donna di casa: qual momento è più adatto del Venerdì sera per cantare le lodi alla donna dopo che ha lavorato instancabilmente per far sì che la regina dello Shabbàt venga accolta in modo regale? È noto che l’Arizal baciava le mani di sua madre il Venerdì sera; alcuni seguono quest’usanza tutt’oggi ed i bimbi baciano le mani della madre il Venerdì sera.

A chi si riferisce l’”Eshet Chayil”?

Alcuni dicono che è un inno a ogni donna lodevole. Secondo un Midrash, l’”Eshet Chayil” fu composto dal patriarca Avrahàm come elogio per sua moglie Sara e più tardi fu incluso nel libro di Proverbi. Secondo altri invece fu scritto dal Re Shlomò in onore di sua madre, la regina Batsheva, moglie del Re David.

Il Midrash Shocher Tov sui Proverbi spiega come i ventidue versi del canto corrispondano a diciannove grandi donne ebree, e delinea le lezioni che possiamo imparare da ognuna di loro.

Ci sono però anche motivi più profondi dietro l’Eshet Chayil, e lo si recita a prescindere dal proprio status di single o sposato.

Secondo Rav Yeshaya haLevi Horowitz (il Shalo), questo inno è una metafora della Shechinà. L’acrostico di ventidue versi che include tutto l’alef-bet, corrisponde ai ventidue canali mistici di benedizioni che si aprono di Shabbat.

Ciò rispecchia l’insegnamento dello Zohar che tutte le benedizioni per la settimana successiva vengono dallo Shabbat. Non è un caso quindi che in Eshet Chayil si dica: “Ella si alza quando è notte; ella dà cibo alla sua famiglia e una quota assegnata alle sue ancelle”; infatti la benedizione di cibo per la famiglia viene dallo Shabbat.

Le 48 Corone della Torà

La parola chayil (חיל) ha il valore numerico di 48 (8+10+30=48), corrispondente alle 48 abitudini tramite cui viene acquisita la Torà. Pertanto, Eshet Chayil è una metafora della Torà, che è stata data di Shabbat.

La Regina Shabbat

I Kabbalisti spiegano che Venerdì sera è riferito alla regina, chiamata anche eshet chayil, pertanto si canta l’Eshet Chayil per dare il benvenuto alla regina Shabbat.

La Sposa Shabbat

Il Midrash racconta che ogni giorno della creazione è stato creato con un “compagno”. Domenica è stata accoppiata a Lunedì, Martedì con Mercoledì, Giovedì con Venerdì. Solo lo Shabbat è rimasto senza compagno. In risposta alla protesta dello Shabbat, D-o rispose che il popolo ebraico sarebbe diventato il compagno dello Shabbat. Pertanto cantiamo l’Eshet Chayil di Venerdì sera alla nostra “sposa” Shabbat.

L’Anima

Eshet Chayil si riferisce all’anima. Potrebbe essere una lode all’anima animale (precisamente l’anima intellettuale) tramite cui l’anima Divina serve D-o durante la settimana. Oppure lo si dice per lodare l’anima Divina che lascia il suo posto elevato in alto e scende in questo mondo fisico. Di Shabbat l’anima viene spiritualmente elevata e D-o, insieme agli spiriti celesti, canta le sue lodi: “Una donna di valore chi può trovare, poiché il suo prezzo è oltre le perle”.

Effettivamente tutte le spiegazioni menzionate sono collegate tra loro. Poiché è la donna nobile, più dell’uomo, che rende la casa una dimora spirituale, un posto di Torà, un posto dove le nostre anime possono prosperare, servendo D-o in tutto ciò che facciamo. Come dice il Midrash, come D-o ha dato la Torà agli ebrei tramite le ventidue lettere dell’alef-bet, così pure Egli loda la donna ebrea con ventidue lettere.

Rav Yehuda Shurpin, Chabad.org