L'Alter Rebbe narrò:
"Tra gli insegnamenti di yechidut del mio Rebbe (il Magghìd) ce ne fu uno
sul verso:
"Il fuoco sull'altare dovrà ardere in perpetuo e non si dovrà mai
lasciarlo spegnere.1"
Il Magghìd insegnò: "Nonostante il fuoco discendesse dall'Alto,
spontaneamente, è una mizvà che venga acceso anche dall'uomo2, è un risveglio dal basso
che suscita quello dall'Alto, poiché la natura dello spirito è "uno
spirito ne richiama un altro, che risponde e a sua volta richiamandone un altro
più elevato e così via." Lo spirito dal basso richiama lo spirito
dall'Alto, richiamandolo da più in alto ed ancora più in alto3.
L'accensione del fuoco sull'altare da parte
dell'uomo è una mitzvà positiva. "Altare"
si riferisce all'"uomo che sacrifica di voi4". (Hayom del 12 Adar
II).
Il solo sacrificio di per se stessi però è insufficiente.
L'uomo deve accendere un fuoco sul sacrificio che è "di voi".
Questo fuoco, "lo tichbè", il "no" (lo) - tichbè,
cioè la negatività, dovrà essere estinta.
Il mio Maestro mi ripetè questo insegnamento dieci volte, per scolpirlo nelle dieci
facoltà della mia anima.
"Tu, mio allievo," mi disse, "hai bisogno di questo fuoco
costantemente, poiché è il tuo dovere di estinguere il grande 'no' (degli
oppositori alla Chassidùt).
Tu dovrai estinguere il 'no' (negatività), e D.o trasformerà il 'no' in 'sì'
(consenso, positività).
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