Prima di poter rispondere a questa domanda è necessario definire che cosa è un albero secondo la legge ebraica. La definizione di albero non è solo botanica o lessicale, bensì è parte fondamentale dell’osservanza ebraica poiché interessa anche le benedizioni sul cibo che diciamo ogni giorno. Prima di mangiare un frutto che cresce su un albero si dice la benedizione “Baruch Atà... borè perì haètz”, “Benedetto sia Tu… che ha creato il frutto dell’albero”. Prima di mangiare un frutto che cresce dalla terra (alimento che chiamiamo “verdura”), si dice “Baruch Atà... borè perì haadamà”, “Benedetto sii Tu... che ha creato il frutto della terra”.
Inoltre, ci sono regole che si applicano specificamente agli alberi, come il divieto di mangiare frutti di un albero nei primi tre anni di vita (orlà) e quello di recidere un albero da frutta.
Che cos’è un albero?
Il Talmùd lo definisce in questo modo: se quando togli il frutto rimane un gavza ed esso produce ancora frutti, allora è considerato un albero, e la benedizione sui suoi frutti è borè perì haètz. Se invece non rimane un gavza, la benedizione è borè perì ha’adamà.
Che cos’è un “gavza”? Questo elemento deve essere presente da un anno all’altro affinché il fusto sia considerato un albero. Secondo Rabbenu Asher (il Rosh) e i Tosafòt, questa parola si riferisce alle radici. Pertanto, la benedizione per i frutti di qualsiasi pianta perenne è haètz. Se invece è una pianta annuale, sui suoi frutti si dice haadamà.
I Gheonìm però sono dell’opinione che il gavza sia lo stelo centrale o il tronco. Per cui, non basta che la pianta sia perenne ma anche il tronco deve durare da un anno all’altro.
Secondo una terza opinione, anche i rami devono rimanere da un anno all’altro.
In generale, la halachà segue l’opinione dei Gheonìm e un albero viene definito in base allo stelo centrale che rimane di anno in anno. Tuttavia, ci sono altri fattori e definizioni che esploreremo sotto.
Banana
Da un lato, la pianta della banana è perenne. Dall’altro lato, quasi tutta la pianta che è sopra il terreno, muore e ricresce ogni anno. Se il requisito è che il tronco debba durare di anno in anno, la benedizione sulla banana è ha’adamà, e in effetti così è la halachà.
Tuttavia, secondo l’opinione di Rabbenu Asher citata sopra, la benedizione sulla banana sarebbe haètz. Per cui, se si ha intenzione di mangiare altra frutta e verdura, si consiglia di dire haètz su un frutto genuino e haadamà su una verdura per coprire entrambi i casi, poiché la banana è inclusa in entrambe le benedizioni. Inoltre, se si dice haètz per sbaglio, prima di mangiare una banana, non è necessario dire un’altra benedizione.
Papaya
A differenza della banana, l’albero della papaya rimane intatto durante l’anno. Tuttavia, dopo che i suoi frutti vengono raccolti, esso cresce più alto e l’anno seguente produce frutti solo dalla nuova crescita. Dopo quattro o cinque anni l’albero crolla e va piantato di nuovo. A prima vista sembrerebbe che il papaya sia considerato un albero, e in effetti, alcuni rabbini stabiliscono che si dica haètz su questo frutto. Altri non sono d’accordo, facendo notare alcune caratteristiche particolari del papaya che portano alla conclusione che la benedizione giusta sia haadamà:
Il tronco del papaya è cavo.
A differenza di altre piante perenni, essa produce frutti nel primo anno dalla semina.
Il frutto viene dal tronco, non dai rami.
La qualità dei frutti cala dopo i primi anni.
In base a tutto ciò, la maggior parte delle autorità sostiene che per quanto riguarda le benedizioni, la papaya è considerata un frutto della terra e si dice haadamà. Questa sembra anche essere l’opinione di Rav Shneur Zalman di Liadi.
Melanzana
La pianta della melanzana ha un gambo legnoso e dura più di un anno, perciò alcuni sostengono che è considerato un albero-frutto e che si dica haètz. Tuttavia, se la melanzana è un albero, dovrebbe essere sempre proibito per via del divieto di orlà, dal momento che la pianta dura solo circa tre anni.
Considerato che molti grandi rabbanim tra cui Rav Yosef Caro e Rav Yitzchak Luria, l’Arizal, mangiavano melanzane, ci sono molte spiegazioni sul perché non è considerato un frutto e la benedizione giusta è haadamà:
La pianta produce frutti nel primo anno.
Nonostante duri un po’ di anni, a differenza di un albero, la qualità dei suoi frutti cala dopo il primo anno.
Altri spiegano che il precetto di orlà si applica solamente a una pianta che produrrà frutti permessi, nel suo quarto anno. Siccome generalmente la pianta della melanzana non vive così a lungo, chiaramente non è un albero e le leggi della orlà non sono applicabili; per cui si dice haadamà.
Uva e Kiwi
La frutta che cresce su una pianta rampicante (vite) è considerata frutta di un albero, per cui la berachà per entrambi è haètz.
Fragola
La pianta della fragola è perenne, come quella della banana, ed essa muore e rinasce dalle sue radici ogni anno. Pertanto, seguendo l’opinione dei Gheonìm, la benedizione che si dice è haadamà, e le regole sulle banane si applicano anche alle fragole.
Mirtillo rosso americano
Secondo molti, un albero viene definito in base ai criteri sopra menzionati, a prescindere dalla sua altezza. Tuttavia, altri hanno l’uso di non dire haètz a meno che la pianta non cresca almeno tre tefachìm (palmi) fino a raggiungere circa 24 o 12 cm. Dobbiamo dunque parlare del cespuglio del mirtillo rosso. Nonostante abbia i requisiti di un albero, e alcuni cespugli di questa pianta crescano abbastanza alti, di fatto la maggior parte dei mirtilli (in particolare quelli piantati per motivi commerciali) crescono bassi e molto vicini al terreno. Per cui c’è un dibattito tra i rabbini contemporanei se bisogni dire haètz o haadamà. Secondo lo Shulchan Aruch Harav si dice haètz.
Tutti sono d’accordo che se si sa che una pianta di mirtillo è cresciuta più di tre tefachìm, si deve dire haètz su i suoi frutti.
Lampone
I lamponi sono piante perenni. Alcune piante crescono in cespugli ma la varietà più comune ha germogli che escono fuori dalle sue radici. Di solito questi germogli non producono frutti fino al secondo anno, dopo il quale la pianta muore o diminuisce. Dalle radici della pianta sorgono orizzontalmente i polloni, che a loro volta producono nuovi germogli l’anno successivo, e questi producono frutti e da cui sorgono polloni. Il ciclo continua per dieci o più anni.
Siccome i germogli durano più di un anno e la pianta dura per molti anni, c’è chi sostiene che sui lamponi si dica haètz.
Molti altri dicono che si dice haadamà perché ogni ramo generalmente produce frutti solo per un anno.
Secondo lo Shulchan Aruch Harav si dice haadamà.
(Questa discussione si riferisce per lo più alle benedizioni da dire e le leggi riguardo all’orlà e al recidere un albero da frutto possono variare. Domande pratiche vanno rivolte a un rabbino ortodosso competente).
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