Domanda: Dopo che D-o ha dato la Torà, Moshè salì sul Monte Sinai per quaranta giorni. Dopo il peccato del Vitello d’Oro, salì per altri quaranta giorni e in seguito tornò nuovamente per altri quaranta giorni per assicurare il perdono completo di D-o. Come mai proprio “quaranta”?
Risposta
In generale il numero quaranta è molto simbolico nella Torà, ma siccome hai chiesto perché Moshè è andato sul monte per quaranta giorni e quaranta notti, risponderò prima alla tua domanda specifica.
40 giorni per la formazione di un bimbo
Il Talmùd spiega che ci vogliono quaranta giorni affinché un embrione si formi nel ventre della madre. Pertanto, come ci vogliono quaranta giorni di preparazione per formare un nuovo essere, così pure servono generalmente quaranta giorni per dar nascita a una nuova entità spirituale.
40 giorni per comprendere
Il Talmùd dice che “una persona non capisce completamente la saggezza del suo maestro fino a quarant’anni (di studio)” (Avodà Zarà 5b). Siccome un giorno “lassù” è sicuramente equivalente a un anno in terra, Moshè studiò la Torà con D-o per quaranta giorni per capirla totalmente.
Approfondendo il numero 40
Guardando nella Torà si notano molti altri casi associati al numero 40.
· Nell’episodio di Nòach e il diluvio, è scritto che piovve per quaranta giorni e quaranta notti.
· Un mikve ha bisogno di 40 seà (una misura) d’acqua per poter svolgere la sua funzione di purificare ritualmente una persona. Infatti, una delle spiegazioni per cui ha piovuto per quaranta giorni durante il diluvio è che ciò corrisponde ai 40 seà di un mikve.
· Nella descrizione del massimo di frustate che è permesso infliggere a una persona, la Torà dice che sono quaranta (anche se nella pratica il massimo è trentanove).
· Secondo il Talmùd, sono serviti “quaranta meno uno” tipi di lavori creativi per costruire il Mishkàn, il Tabernacolo.
I mistici spiegano che qualsiasi preparazione a un cambiamento trasformativo è associata al numero 40. Pertanto, le acque del diluvio che purificò il mondo, le acque del mikve che purificano una persona, le frustate che espiano per i peccati commessi, il Dono della Torà – sono tutti eventi trasformativi e perciò associati a 40. Come mai?
La Kabbalà spiega che tutta l’esistenza può essere divisa in quattro mondi: atzilùt (emanazione), berià (creazione), yetzirà (formazione) e asiyà (azione). Questi quattro mondi a loro volta emanano e sono radicati nelle quattro lettere del Nome più santo di D-o.
I maestri Chassidici insegnano che il microcosmo emana da e riflette il macrocosmo. Per cui, nel creato, ci sono molti altri gruppi di quattro. Ognuno dei quattro mondi spirituali include le dieci sefiròt, gli attributi creativi di D-o, che sono riflesse in tutto ciò che esiste, inclusa l’anima umana. Visto che 4 x 10 = 40, una categoria di esistenza o un mondo ha quaranta aspetti; in altre parole, 40 rappresenta la completezza di un modo di essere.
Il culmine di 40
Il Rebbe di Lubàvitch spiega che come la prima volta in cui gli ebrei entrarono in Eretz Israel fu dopo una preparazione di quarant’anni nel deserto, così pure il numero 40 è associato alla Redenzione finale.
Nel Talmùd Rabbì Eliezer dice: “L’era messianica sarà per quarant’anni, come è scritto: ‘Quarant’anni mi sforzerò con la generazione’” (Sanhedrìn 99a). I commenti spiegano che Rabbì Eliezer non stava ponendo un limite all’era messianica ma, al contrario, egli si riferisce ai quarant’anni dell’era messianica che precedono e preparano il mondo per la Resurrezione dei Morti, o come spiega il Rebbe, serviranno quarant’anni affinché il processo della redenzione venga completato.
Che avvenga presto ai nostri giorni, amèn!
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