Attraverso i secoli gli Ebrei sono stati chiamati il Popolo del Libro (Am HaSefer) sia da parte loro che di non ebrei. Il motivo semplice e ovvio è che c’è un legame forte ed eterno tra gli Ebrei (il popolo) e la Torà (il Libro), che include sia le tradizioni scritte che quelle orali e tutti i testi di commento e interpretazione. Infatti molti Ebrei studiano frequentemente diversi testi della Torà ed è essa che ha mantenuto il nostro popolo vivo, sostenendoci attraverso la nostra storia turbolenta.
La fonte del termine
Molti dicono che questo titolo proviene dall’Islam, in effetti nonostante la tradizione Islamica talvolta consideri gli Ebrei infedeli, li chiama anche “il Popolo del Libro”, questo perché l’Islam riconosce che il popolo Ebraico ha avuto una rivelazione da D-o, ovvero la Torà che era stata documentata prima dell’arrivo dell’Islam. Pertanto tolleravano gli Ebrei al punto che questi potevano vivere tra i Musulmani, fintanto che aderivano ad alcune restrizioni e pagavano una tassa speciale.
Tuttavia non è questa la fonte dell’appellativo, che si riconduce invece a una riflessione sul legame profondo e intrinseco tra il popolo Ebraico e la Torà.
Il libro è una persona
Per il popolo Ebraico la Torà è più di una fonte di saggezza o una guida per la vita; essa è un vero e proprio compagno con il quale abbiamo un rapporto a vita. Il Talmùd paragona il legame tra il popolo Ebraico e la Torà a quello di due fidanzati, e il Madras dice che la Torà esiste in funzione del popolo Ebraico.
Inoltre, un ebreo è paragonato a un seder Torà. Nelle parole del Talmùd: “Colui che sta sopra a un morto quando la sua anima se ne va, è obbligato a strappare i suoi vestiti. A cosa può essere paragonato ciò? A un seder Torà che è stato bruciato, per cui qualsiasi persona presente è obbligata a strappare le sue vesti”.
La Torà è considerata la linfa vitale per ogni ebreo come descritto nel seguente episodio di Rabbi Akiva:
Una volta, il governo malvagio [di Roma] decretò che al popolo ebraico fosse proibito studiare Torà. Pappus ben Yehuda vide che Rabbi Akiva organizzava raduni pubblici e studiava Torà [in essi]. Gli disse: “Akiva, non hai paura del governo?”
Gli rispose [Rabbi Akiva]: ‘Ti do una parabola. Una volpe stava camminando lungo un fiume e vide molti pesci che nuotavano da un posto all’altro; disse loro: ‘Da cosa state scappando?’ Risposero: ‘Dalle reti tese per noi dagli uomini’. Disse loro la volpe: ‘Perché non uscite sulla terra asciutta così che io e voi possiamo vivere insieme, come vivevano i miei antenati e i vostri?’ I pesci replicarono: ‘E tu saresti quello che chiamano il più furbo tra gli animali? Non sei furba ma sciocca! Se già ci è difficile sopravvivere nel nostro elemento, a maggior ragione [lo sarà] nell’elemento in cui moriremmo!’ Lo stesso si applica a noi, se ora quando stiamo studiando Torà per la quale è scritto ‘perché essa è la tua vita e la lunghezza dei tuoi giorni’ la nostra situazione è quella che è, a maggior ragione se la trascuriamo [sarà ancora più difficile]’”.
In poche parole, come è scritto nello Zohar, Gli Ebrei e la Torà sono una cosa sola.
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