Lasciatemi spiegare.
Venendo da Milano, la città della moda, la classe e l'eleganza, la città urbana e dinamica che sia, sono sempre rimasta un po' sull'attenti riguardo la mia identità ebraica. Certo, tra le mie compagne, la mia comunità, essere ebrea era ovvio ed era stupendo. Le feste, le storie, i miracoli, i bomboloni, i balli e così via.
Però quando si trattava di fare uscire il mio siddur nella metropolitana e fare la mia tefilla, mi sentivo un po', leggermente osservata.
Avrei voluto sentirmi più libera, come quando pregavo nella metro di NY che là, nessuno ti guarda e poi comunque la gente strana è parte della norma.
No, a Milano quando preghi nella metro non sei decisamente parte della norma. Poi arrivava Chanuka. E in piazza S. Babila si accendeva l' enorme Chanukia in pubblico.Ed essere ebrea era la cosa più incredibile. E mi rafforzava vedere quella grande Chanukia, la gente che si radunava intorno e chiedeva cos'era, e si interessava all'ebraismo.
Eravamo al centro, e al centro ci sentivamo fieri, forti.
E questa fierezza rafforzava la mia fiamma interna. Come se in un qualche modo tenevamo in alto un'enorme bandiera di Am Israel. La nostra Chanukia, la nostra bandiera.
E così, Chanukia dopo Chanukia la nostra bandiera diventó più grande e più forte.
La libertà che volevo, in realtà si trovava solo dentro di me. Bastava sentirsi fieri.
Me ne sono accorta con i miei figli, ai quali ho insegnato a dire le berachot ad alta voce prima di mangiare qualsiasi tipo di cibo.
Qua, a Tel Aviv spesso mi sento un po' fuori dalla norma. La religiosa. E così quando i miei figli dicono la berachà in pubblico prima di mangiare, improvvisamente mi ritrovo, non neutra, ma felice e fiera. Molto, molto fiera.
Il Rebbe fu quello che iniziò la campagna delle accensione pubbliche a Chanuka. Molti furono contro all'inizio. Dopo la Shoah, l'ultima cosa che volevano molti ebrei, era mostrare la loro identità ebraica in pubblico.
L'ebraismo era qualcosa da nascondere, o al massimo da praticare giusto in casa. Così, tra di noi. Ma come ci faceva sentire. Fieri o nulli?
Un ebreo deve essere fiero. Questa fierezza è una specie di benzina che attiva il nostro motore interno. Ci da gioia e ci fa connettere a quel punto forte dentro di noi che niente e nessuno potrà mai distruggere.
Il nostro essere. L'essere ebrei.
Chanukà Sameach e Shabat Shalom a tutti
Mushki Piha Krawiec
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