Che cosa è accaduto nell’episodio della Torre di Babele?
I commenti classici offrono numerose spiegazioni interessanti. Iniziamo con il commento del Talmùd, Sanhedrìn 109a, dove troviamo tre diverse opinioni:
Nella Scuola di Rav Shila si insegnava che decisero di costruire la torre con l’intenzione di perforare i cieli con asce e far stillare tutta l’acqua lì contenuta, rendendo così impossibile a D-o provocare un altro diluvio. È possibile che questa opinione intenda dire che la gente aveva usato le proprie nozioni scientifiche per lottare con D-o nel Suo territorio, ovvero i cieli.
Rav Yirmia bar Elazar insegna che c’erano tre gruppi, ognuno dei quali aveva progetti diversi per la torre. Un gruppo aveva intenzione di scalarla nel caso di un altro diluvio. Il secondo voleva usarla come tempio per l’idolatria e un terzo la voleva usare come base da cui poter lottare contro D-o.
Rav Natan è dell’idea che tutti avevano intenzione di servire idoli nella torre.
Il Targùm Yerushàlmi spiega che in cima alla torre doveva esserci una forma d’uomo con una spada in mano, chiaramente un atto di ribellione contro D-o, che speravano di sopraffare.
Il Midràsh offre un insegnamento interessante: coloro che parteciparono alla costruzione della torre temevano che i cieli sarebbero crollati ogni 1656 anni, come era accaduto durante il diluvio, avvenuto nell’anno 1656 dalla Creazione. Perciò essi decisero di costruire un’impalcatura per sostenere i cieli.
Il Maharàl, Rav Yehuda Lowe di Praga, spiega il Midràsh e l’insegnamento della Scuola di Rav Shila in questo modo: la gente di quel tempo considerava il diluvio come un fenomeno naturale, accaduto come risultato dei movimenti delle sfere celesti e la loro posizione nel cielo all’epoca del diluvio. Lo scopo della torre era quindi quello di cambiare ciò che pensavano fosse il quadro climatico e astrale.
Rav Ovadia Sforno spiega che l’idea di porre un idolo in cima alla torre aveva lo scopo di ricevere pubblica acclamazione per il sacrario più alto e il dio più grande, rendendolo così una meta importante di venerazione, con il risultato che colui che avrebbe governato quella città, avrebbe regnato sull’umanità intera.
Rabbenu Bachye offre diverse interpretazioni: a un livello basilare, egli spiega che la loro intenzione era di costruire un monumento che sarebbe stato visto anche a grande distanza. Essi volevano stabilirsi abbastanza vicini gli uni agli altri e decisero pertanto di insediarsi con la torre a vista. Chiunque avesse vagato lontano dalla metropoli avrebbe potuto usare la torre come punto di orientamento. Tuttavia, questa visione non coincide con il piano di D-o, poiché Egli ci ha creato per abitare il mondo, tutto il mondo, e fare di esso un posto migliore.
Rabbenu Bachye suggerisce anche che forse stavano creando il primo parafulmine. Infatti, essi sapevano che D-o aveva promesso di non mandare un altro diluvio, e temevano che Egli avrebbe invece punito i ribelli con il fuoco. Perciò speravano che la torre avrebbe deviato qualsiasi temporale elettromagnetico D-o avrebbe mandato. (Da notare che Rabbenu Bachye visse molti secoli prima di Franklin!).
Il Netziv, Rav Naftali Tzvi Yehuda Berlin, Rosh Yeshiva della Yeshivà di Volozhin ha un’opinione molto interessante sul loro progetto. Egli spiega che essi erano i progenitori del socialismo puro, volendo creare una società idealista dove tutti vivevano e pensavano in modo univoco. Essi temevano che, se alcune persone si fossero stabilite in altre città per conto loro, avrebbero sviluppato culture a parte e modi di vivere diversi. Essi volevano che tutti vivessero in un ambiente controllato, dove avrebbero potuto assicurare che la cultura del luogo rimanesse omogenea. La torre serviva da base attorno alla quale la gente della loro colonia si sarebbe stabilita, senza lasciarne i dintorni. Il punto è che questo piano rappresentava il primo passo verso uno stato tirannico, che non avrebbe tollerato nessuna forma di espressione individuale, e per questo il Sign-re divise la gente di quel tempo in popoli diversi.
Il Rebbe Di Lubàvitch, Rav Menachem Mendel Schneerson, spiegò l’episodio in questo modo: essi progettarono una torre che sarebbe stata un monumento per infondere dedizione al loro scopo, ovvero la sopravvivenza. Infatti essi desideravano “farsi un nome” per assicurare la continuità della razza umana.
E questo è stato anche il loro errore: considerare la sopravvivenza come uno scopo fine a se stesso. “Facciamoci un nome per noi stessi”, dissero (Genesi 11:4), assicuriamoci che ci saranno generazioni future che leggeranno di noi nei loro libri di storia. Per loro, la vita era un ideale in sé, e la sopravvivenza una virtù. Questo fu l’inizio della fine. La natura non regge nessun vuoto, e ciò è vero anche per le realtà spirituali, poiché alla fine il danno penetrerà e un nome e un tempio vacui diventeranno la torre di Babele.
Di Rav Menachem Posner, per gentile concessione di Chabad.org
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