La salute fisica e la salute spirituale
Adattato dalle opere di Rabbi Menachem M. Schneerson, il Lubavitcher Rebbe zz"l.
Segue un brano di una lettera del Rebbe che esamina la tesi che le regole della Torà siano restrettive.
Benedizioni e saluti
Ho ricevuto l'ultima tua con qualche ritardo. Scrivi delle tue incertezze rispetto al tuo impegno nell'Ebraismo, perché pensi che una vita vissuta secondo la Torà e le Mizvòt sia troppo rigida, perché limita la creatività personale, particolarmente nell'area dei pensieri e delle scelte fatte autonomamente, ecc. sicché ti è difficile far combaciare un tale impegno con l'idea della libertà personale.
Devo dire, onestamente, che quest'atteggiamento da parte di una persona perspicace che pensa molto mi sorprende non poco. Immagino che la difficoltà stia in una comprensione superficiale del significato dell'accettazione del giogo della Torà e delle Mizvot perché la parola "giogo" indica una certa restrizione.
Per dire la verità, però, sono tante le cose nella vita quotidiana che una persona accetta e alle quali si sottomette senza porsi domande, anche nel caso che sia un intellettuale molto dotato, incline a ricercarne le ragioni. Poiché tu frequenti l'università, avrai senza meno studiato la scienza e dunque saprai che non si inizia lo studio della fisica e della tecnologia proprio dalle origini, verificando tutto con indagini e analisi eseguite personalmente. Una persona può benissimo imbarcarsi su un aereo, per esempio, senza aver prima fatto esperimenti sull'aerodinamica per accertare che il velivolo sia affidabile e che porterà alla destinazione più o meno nell'orario stabilito.
Prendiamo pure un esempio dal campo della salute. Ci sono delle cose, ben stabilite, che possono essere utili o dannose alla propria salute. Nessuno cerca di appurare l'utilità o il danno di un certo farmaco attraverso la sperimentazione personale. Anche chi ha una forte inclinazione alla ricerca, certamente sceglierà un settore sinora inesplorato. Questo atteggiamento di accettazione generale è sicuramente sia comprensibile che logico. Poiché gli esperti hanno fatto studi esaurienti in questi ambiti e hanno determinato ciò che fa bene e ciò che fa male alla salute fisica, o hanno predisposto dei metodi per promuovere l'avanzamento tecnologico, sarebbe, nelle migliori delle ipotesi, uno spreco del proprio tempo cercare di rifare tutti quegli esami dall'inizio. D'altra parte, non c'è nessuna garanzia di non fare qualche errore e di arrivare ad una conclusione sbagliata, con effetti devastanti, come mostrato dall'esperienza del passato.
Ciò di cui abbiamo parlato sopra in relazione con la salute fisica è anche vero a proposito della salute spirituale e di come la neshamà (l'anima) possa arrivare a perfezionarsi e realizzarsi. Anzi, è ancor più vero poiché la salute spirituale è in diretto rapporto alla salute fisica, almeno per quanto riguarda un ebreo.
Ora il Creatore dell'uomo che è anche Creatore e Padrone di tutto il mondo, è indubbiamente più qualificato di qualsiasi autorità a sapere ciò che fa bene all'uomo e al mondo dove egli vive. Nella Sua bontà, D-o si è già apprestato a fornirci dei risultati completi e finali, avvertendoci che se una persona conduce la vita quotidiana in un certo modo, avrà una neshamà sana in un corpo sano, e avrà del bene sia in questo mondo che nel mondo a venire. Ha anche lasciato alcuni campi dove una persona può fare esperimenti in altri settori che non interferiscono con le regole da Egli fissate.
In altre parole, è certo che un essere umano, se potesse vivere abbastanza a lungo, con le capacità di fare qualsiasi tipo di indagine senza né distrazione, né interferenza, né errore, arriverebbe immancabilmente alle stesse conclusioni che noi troviamo già nella Torà dataci dal Sign-re, e cioè il bisogno di osservare lo Shabbat, di mangiare kasher, ecc. Ma come abbiamo detto sopra, D-o, nella Sua bontà infinita ed è proprio della natura della Bontà fare del bene - ha voluto risparmiarci tutte le difficoltà, e le possibilità di errore; ci ha dato i risultati in anticipo, per il beneficio sia delle persone che avessero l'inclinazione e la capacità di cercare, che di quelle che non ce l'hanno.
Bisogna capire che l'espressione “giogo" viene usata quando si parla di accettazione della Torà e delle mizvot nella vita quotidiana nel senso che la natura umana ha l'esigenza di agire secondo determinati imperativi. Questo perché la natura umana e lo Yetzer Harà (l'inclinazione dell'uomo al male) sono tali che un individuo può facilmente cedere alla tentazione. La tentazione è dolce all'inizio ma amara alla fine, ma la natura dell'essere umano è tale che una persona potrebbe benissmo ignorare le conseguenze amare a causa della gratificazione iniziale. Vediamo per esempio bambini, e spesso anche adulti, che, malgrado gli avvertimenti che l'eccessiva indulgenza di certi cibi possa essere insalubre, facendoli ammalare e che conseguentamente avrebbero dovuto non mangiare nulla, rifiutano qualsiasi freno alla gratificazione immediata del loro appetito o della loro passione. Nella stessa maniera, D-o ci ha dato il “giogo" della Torà e delle Mizvot, dicendoci che si deve adempiere ai comandamenti di D-o senza porre questioni, indipendentemente del fatto che le comprendiamo o meno e quale che sia la tentazione.
Da una lettera datata 6 Shevat 5731 (1971).
Tradotto da L.R.
Parliamone