Egregio Signor …
Mi rende partecipe della sua condizione di spirito, delle sue difficoltà di arrivare ad una decisione e del dubbio che la attanaglia riguardo a quale sia il giusto comportamento da adottare.
L’educazione che lei ha ricevuto e della quale parla nella lettera rende inutile precisare ciò che rappresenta la Provvidenza Divina, principio fondamentale della nostra fede e della nostra Torà, Torà di vita.
Nel senso più letterale, la Provvidenza Divina è la protezione che D-o – Creatore del mondo e Colui che lo dirige – accorda ad ognuno, non solo in senso generale ma in ogni minimo dettaglio della vita.
Bisogna dunque riporre la propria fiducia in Colui che dirige il mondo e che è l’Essenza del bene. Essendo Egli l’Essenza del bene, ogni vicenda mondana, ogni dettaglio è l’espressione di questo bene. Ciascun credente è in grado di comprendere questo concetto con la propria logica e di conseguenza di respingere qualsiasi cruccio, preoccupazione, disappunto. Anche la riflessione che permette di determinare il comportamento giusto da tenere gode della protezione Divina, nel momento in cui l’uomo persegue il bene e la rettitudine.
Quando si decide di basare il proprio comportamento sugli insegnamenti della Torà, si sceglie la buona strada. Questo atteggiamento viene in aiuto alla persona che lo adotta per permetterle di proseguire la ricerca del bene in tutto ciò che la riguarda.
L’idea che è appena stata esposta, come tutto ciò che concerne la fede, non ha bisogno di nessuna dimostrazione intellettuale, di nessuna prova elaborata, di nessuna profonda speculazione filosofica. Ciascun ebreo, uomo o donna, la percepisce nella propria anima e vi crede sinceramente, che ne sia o meno consapevole.
I nostri Maestri sottolineano che i Figli d’Israele sono “credenti figli di credenti”. In altre parole, la loro fede è composta dalla loro propria fede e dall’eredità dei propri avi, che erano loro stessi credenti e le qualità che si possiedono sia come qualità proprie sia come retaggio sono particolarmente forti.
Mi auguro che queste poche righe bastino a farla meditare e a dirigerla verso il vero fulcro del suo essere poiché, nel fondo della sua anima, è persuaso che D-o la protegge ed è sufficiente quindi manifestare questa convinzione nella vita quotidiana.
Nulla resiste alla volontà. Il successo in questa impresa non dipende da una meditazione profonda ma le è invece sufficiente rimettersi al suo profondo sentimento, alla sua fiducia in D-o. Non ricerchi il dubbio, non susciti interrogativi che non esistono e che, del resto, nemmeno la tormentano. Dimentichi tutto ciò e si libererà facilmente da questi arrovellamenti.
Sarà una buona pratica dare diverse monete in tzedakà qualche volta alla settimana prima della preghiera del mattino, possibilmente il lunedì, il giovedì e alla vigilia di Shabbat, senza farne voto.
Con la mia benedizione affinché si affermi la sua fiducia e possa dare buone notizie in tutti questi campi.
Adattato da “Igrot kodesh” Vol. XVIII, Lettera n. 6893
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