Questa lettera era indirizzata al Sig. Dov Padover che il Rebbe conobbe quando entrambi vissero nella Francia lacerata dalla guerra.
3° giorno di Chanukà 5704
Saluti e benedizioni,
]… [ Sono lieto di ricevere la sua breve lettera, che ha risvegliato in me ricordi del periodo che abbiamo trascorso in Vichy e a Nizza, ciascuno di noi in condizioni a cui non era abituato.
Quando una persona viene sradicata dall’ambiente a cui era abituata, prima di adattarsi alle nuove circostanze ed alle nuove responsabilità rivela dei modi comportamentali che riflettono la sua natura interiore senza nessun “ritocco” esteriore che la società di solito esige.
Molto spesso, questi modi comportamentali rivelano la bontà interiore della persona, una bontà di cui forse la persona stessa non era consapevole poiché era rivestita da uno strato spesso di maniere convenzionali. Se ne trarrà beneficio se non si lascerà che questa intrinseca bontà si celi nuovamente quando la situazione sarà più tranquilla.
Questo concetto spirituale si applica anche – e forse in misura ancora maggiore sia qualitativamente che quantitativamente – quando una persona si trova in una situazione che richiede spirito di sacrificio, mesirùt nèfesh. In una circostanza come questa vengono rivelati poteri nascosti e primordiali ed è possibile trasformare la propria esistenza da un estremo all’altro.
In questo modo si apprezza l’approccio della middà keneghed middà – misura per misura: poiché lo spirito di sacrificio porta una persona a comportarsi in maniera opposta alla sua natura, essa potrà meritare un miracolo, un evento sovrannaturale.
Questo concetto si applica anche al nostro popolo in quanto collettività. Il miracolo di Chanukà si è prodotto “in quei giorni, in questo periodo”: una piccola nazione tra i molti si sollevò contro il potente regno greco e, come risultato, D-o consegnò i potenti nelle mani dei deboli e i molti nelle mani dei pochi”.
Con benedizioni di buon Chanukà ed auguri per tutta la sua famiglia, “Subito la teshuvà, subito la Redenzione”.
Rabbi Menachem Schneerson
Tratto da “I Will Write It In Their Hearts” - Volume 2 Lettera n.175
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