Nell'inverno del 5635 (1874-75), mio nonno disse a mio padre rispondendogli a una domanda rivoltagli durante una yechidùt:

"Lo Yetzer Harà (l'istinto del male) viene chiamato "anima animalesca", non perchè sia rozzo come una bestia;

a volte può essere una volpe, il più astuto degli animali, ed occorre una grande sapienza per percepire cosa sta macchinando.

Altre volte può vestirsi dei panni di un onesto ed umile giusto, dai tratti del carattere fini, e non per questo è meno insidioso.

L'anima animalesca esiste e si manifesta in ogni individuo, in misura della sua personalità.

Una persona può sentire improvvisamente un forte desiderio di studiare chassidùt o di meditare in profondità su qualche concetto chassìdico.

La verità però è che anche questi "suggerimenti" provengono ancora dallo Yetzer Harà che prova con ogni mezzo a distrarre la persona dalla Avodà e dalla tefillà.

Prendi questo come un principio generale e ricorda sempre: qualunque opposizione, anche la più nobile, che contrasta la Avodà, proviene certamente dell'anima animalesca.

Mio padre quindi concluse:

"Fino ad allora, non sapevo che ci potesse essere una anima animalesca 'pia', per non parlare di una 'chassìdica'".