Proprio come succede per esempio con la mitzvà di tefillìn, che vanno precisamente posti sul capo e sul braccio, sentendo poi il "peso" anche fisico della tefillà su testa, braccio e mano, così anche deve essere anche con le mitzvòt di ahavà e yiràt Hashem, l'amore e il timore di D.o.
Come il Rambam scrive, in Yesodè HaTorà:
Amare e temere l'Eterno sono precetti della Torah come è detto:
"Ama Hashem tuo D.o" e "Temerai Hashem tuo D-o."
Per adempiere appieno a queste mitzvòt (l'amore o il timore) è necessario sentire una sensazione corporea, un reale coinvolgimento emotivo del cuore come succede quando per esempio ci si incontra con l'amato.
In quei momenti ci si sente bene, si dimenticano tutti i problemi e si gode anche di una vivacità interiore che risveglia l'ottimismo, tutto è a causa dai sentimenti di amore che si provano per l'amato.
E' lo stesso anche con il timore, la situazione opposta. La persona viene presa da una grande paura e spavento quando si ricorda delle sue mancanze, parole e azioni sconvenienti.
Allora sente il suo cuore battere di paura e terrore, il timore del Cielo viene così percepito come un dolore fisico, reale, palpabile.
A volte si avverte una tremenda vergogna, una yirat boshet, altre volte è il timore reverenziale causato dalla consapevolezza di essere al cospetto della Maestà Trascedente di D.o, Sia Benedetto.
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